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La Stampa, 18 aprile 2021


Non è chiaro se tra di loro ci siano anche attivisti e manifestanti pro-democrazia, arrestati in seguito al golpe. La giunta militare, al potere in Birmania dopo il colpo di Stato dello scorso 1° febbraio, ha annunciato di avere graziato e rilasciato più di 23mila detenuti in occasione delle festività del nuovo anno di Thingyan. Tuttavia non è chiaro se tra di loro ci siano anche attivisti e manifestanti pro-democrazia, arrestati in seguito al golpe. La scarcerazione di massa è stata annunciata dall'emittente statale Mrtv, che ha riferito che il generale Min Aung Hlaing ha graziato i 23.047 prigionieri, tra cui 137 stranieri che saranno espulsi dal Paese, oltre ad avere ridotto le pene per altri detenuti. La scarcerazione anticipata dei prigionieri è consuetudine durante le principali festività. Questa è la seconda volta che la giunta al potere lo fa da quando ha rovesciato il governo eletto di Aung San Suu Kyi, innescando proteste quotidiane, arresti e uccisioni da parte delle forze di sicurezza. Secondo l'Associazione di assistenza per i prigionieri politici, che monitora le vittime e gli arresti, le forze governative hanno ucciso almeno 728 manifestanti dalla presa di potere Il gruppo riferisce che 3.141 persone, tra cui Suu Kyi, sono in detenzione.

Account non ufficiali ma affidabili, con foto postate sui social, hanno riferito che tre persone sono state uccise sabato dalle forze di sicurezza in una violenta repressione nella città centrale di Mogok, nella regione mineraria di gemme. Tra i detenuti rilasciati sabato dalla prigione Insein di Yangon figurano almeno tre prigionieri politici che sono stati incarcerati nel 2019, stando a quanto riferito da testimoni e dalle notizie della stampa locale. I tre sono membri della compagnia di spettacoli Peacock Generation ed erano arrestati durante i festeggiamenti di Capodanno del 2019 per scenette che prendevano in giro i rappresentanti militari in Parlamento e il coinvolgimento militare negli affari di business. Un altro prigioniero liberato è Ross Dunkley, editore di un quotidiano australiano condannato nel 2019 a 13 anni per possesso di droga. Il suo rilascio è stato confermato dalla sua ex moglie Cynda Johnston, ha riferito il quotidiano The Sydney Morning Herald. Dunkley ha co-fondato il The Myanmar Times, un quotidiano in lingua inglese, ma è stato costretto a rinunciare alla sua quota. Divenne famoso per aver co-fondato o acquisito pubblicazioni in lingua inglese in stati precedentemente socialisti che cercavano investimenti stranieri mentre liberalizzavano le loro economie, ma a volte è stato criticato per aver fatto affari con regimi autoritari. A marzo, più di 600 persone che erano state incarcerate per aver manifestato contro il colpo di stato di febbraio sono state rilasciate dalla prigione di Insein, un raro gesto conciliante dei militari che sembrava mirato a placare il movimento di protesta.