sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Andrea Fiori


Il Resto del Carlino, 12 aprile 2021

 

"Rivolgo un appello alla ministra Marta Cartabia. La diffusione del Covid nelle carceri è sfuggita di mano, prenda in mano lei la situazione". Rita Bernardini, 68 anni, presidente dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", ogni mattina lascia un biglietto colorato, a mo' di pro memoria, sulle colonne di palazzo Piacentini, sede del Ministero.

Un'iniziativa non violenta (Memento, in diretta alle 10,30 sulla pagina Facebook di Radio Radicale) per ricordare l'esplosiva situazione delle carceri italiane. "Ho letto di Reggio Emilia. Al 31 marzo il penitenziario ospitava 360 detenuti a fronte di una capienza massima di 293 posti. In questa situazione come si fa a controllare il Covid?", si chiede la storica militante radicale, già segretaria e deputata. I positivi sono 111.

"Per come è stata gestita la pandemia, un focolaio può scoppiare ovunque. C'è sovraffollamento, bisogna ricavare spazi per l'isolamento...Sono situazioni difficilissime. A Parma è scoppiato un focolaio al 41-bis, cioè nel luogo più isolato".

 

Perché si rivolge direttamente alla ministra?

"Perché ha sempre avuto estrema attenzione per l'argomento. È tra gli esponenti istituzionali che più di altri ha ricordato a cosa serve la pena: una punizione finalizzata al reinserimento sociale".

 

Che cosa chiedete?

"Una riduzione drastica della popolazione detenuta. Tantissimi scontano pene basse in questa situazione di sovraffollamento".

 

Cosa servirebbe?

"Abbiamo suggerito, anche grazie all'onorevole Roberto Giachetti, di rivedere le norme sulla cosiddetta liberazione anticipata speciale".

 

Significa...

"Che ogni detenuto oggi ha diritto a 45 giorni anticipati ogni semestre. Noi chiediamo che il numero sia elevato a 75 giorni a semestre. Ci sono Paesi europei, come la Spagna, che ne scontano 90".

 

Amnistia e indulto?

"Quei provvedimenti restano la via maestra. Perché incidono sui processi pendenti. Dopo un anno di pandemia, i tribunali non riescono a far fronte alla mole di lavoro accumulata. Amnistia e indulto sarebbero un segnale di responsabilità sia verso i detenuti sia verso la comunità che in carcere lavora, a partire dagli agenti. Specie ora che in carcere ci si ammala".

 

Però i cittadini reclamano sicurezza...

"Le persone dovrebbero riflettere su un punto: col trattamento che i detenuti oggi ricevono in carcere, chi entra ladro esce rapinatore. Mi spiego? Le carceri sono scuole di criminalità".

 

Gli avvocati di Reggio, tramite la Camera penale, chiedono di utilizzare misure alternative alla detenzione...

"Hanno ragione, certo. La riforma concepiva il carcere come extrema ratio".

 

E sul fronte vaccinale?

"Il Lazio ha deciso di destinare una quota della imminente fornitura del vaccino monodose Johnson & Johnson alla comunità penitenziaria. È una cosa che si potrebbe fare anche in altre regioni. Ma deve prendere in mano la situazione la ministra Cartabia. Nelle carceri ora si sentono come topi in trappola".