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di Franco Corleone


L'Espresso, 12 aprile 2021

 

La malattia di questo Paese è il populismo diffuso in tutti i settori vitali ed è essenziale ricostruire una comunicazione fondata sulla verità dei fatti. La pandemia è stata il terreno privilegiato in cui si è esercitata la rincorsa di opinioni svariate tutte ammantate di scienza, in realtà non suffragate da dati certi. Televisioni e giornali non riescono a fornire i dati dei casi dei contagi parametrati con la popolazione delle regioni; il numero dei morti non è accompagnato dall'età delle persone e dei luoghi del decesso (in casa, in ospedale, in strutture sanitarie).

Il Piano vaccinale rimane un oggetto misterioso e ricco di contraddizioni tra la priorità degli over 80 e le categorie essenziali. Di fronte alle difficoltà della campagna vaccinale Mario Draghi ha ceduto alla logica del capro espiatorio. In questo caso "lo psicologo di 35 anni" e chi salta la fila.

Il risultato di questo attacco all'untore di manzoniana memoria è che si bloccano le vaccinazioni nelle carceri e in particolare quelle dei volontari. Il fatto incontestabile è che mancano i vaccini, che un cittadino non può scegliere il vaccino, che la risorsa dei medici di base è bloccata, per non parlare dell'opera delle farmacie. Così la vaccinazione di quaranta milioni di persone è rinviata all'infinito e quello che è un diritto si trasforma in un privilegio da additare al pubblico ludibrio.