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di Fabrizio Dragosei


Corriere della Sera, 3 marzo 2021

 

L'oppositore russo è rinchiuso nel campo Ik-2: sveglia alle 6 e lavori forzati. Bruxelles ha decretato nuove sanzioni per 4 funzionari coinvolti nell'arresto, Washington ha colpito 7 persone e 13 entità economiche. La decisione delle autorità russe di trasferire il dissidente Aleksej Navalny in una durissima colonia penale ha forse spinto Europa e Stati Uniti ad accelerare i tempi. L'Ue ha decretato ieri le sanzioni per quattro alti funzionari dell'amministrazione statale coinvolti nell'arresto e nella condanna del principale oppositore di Vladimir Putin. Gli Stati Uniti hanno deciso di colpire sette persone che in parte potrebbero essere le stesse prese di mira dalla Ue visto che le misure adottate sulle due sponde dell'Atlantico sono state coordinate. Nella lista potrebbero esser finiti anche alcuni oligarchi, come aveva chiesto a gran voce lo stesso Navalny.

Washington ha anche messo nel mirino 13 entità economiche coinvolte nella fabbricazione illecita di agenti biologici e chimici. Si tratta del primo atto della nuova amministrazione nei confronti del Cremlino, segno che i rapporti sono decisamente cambiati dai tempi di Donald Trump e della sua luna di miele con Vladimir Putin. All'epoca il presidente americano era arrivato al punto di dare più credito alle affermazioni del leader russo che a quelle dei capi dei suoi servizi di sicurezza.

Il campo Ik-2 nella cittadina di Pokrov si trova a 110 chilometri da Mosca ed è costituito da un assieme di edifici isolati in mezzo alla campagna. Non è di quelli destinati a criminali pericolosi, ma è riservato a prigionieri "normali". Però è uno dei più duri di tutto il paese, secondo le testimonianze di chi c'è passato. Di primo mattino, in qualsiasi giorno dell'anno, con la pioggia e con la neve, con il freddo che può raggiungere facilmente i 25 gradi sotto zero, si ripete una scena che fa pensare a un viaggio nel tempo. Fa tornare in mente i lager del famigerato arcipelago Gulag di staliniana memoria, se non addirittura i campi tedeschi.

Sull'attenti, in fila con le mani dietro la schiena, tutti i reclusi partecipano all'appello, che può durare anche un'ora, secondo i racconti raccolti dal quotidiano britannico The Independent. Gli uomini sono in piedi già dalle sei, si sono lavati e vestiti, sono già stati fuori per ascoltare l'inno nazionale. Poi, dopo la colazione, di nuovo all'aperto per l'appello. Quindi tutti al lavoro, in falegnameria, nel reparto meccanico o in sartoria.

All'arrivo Navalny è stato posto in isolamento per due settimane, come da norma (la chiamano "quarantena"). E lì non si parla con nessuno e bisogna tenere gli occhi sempre bassi. Lui poi è stato classificato come detenuto "propenso alla fuga" secondo i giornali russi. E quindi ogni due ore una guardia lo fa mettere sull'attenti e gli fa ripetere una specie di litania: nome, cognome e patronimico; articolo penale in base al quale è stato condannato; data di inizio pena e data di fine pena.

Il blogger è stato mandato in carcere perché non si era presentato ai controlli penitenziari mentre si trovava in libertà condizionale per una condanna subìta nel 2014. Solo che quella pena è stata definita ingiusta dal Tribunale europeo per i diritti umani che ha obbligato lo Stato a pagare più di 70 mila euro di danni (e la Russia li ha versati). Lui poi ha saltato i controlli perché era ancora in Germania trattenuto per i postumi del terribile avvelenamento con il Novichok col quale avevano tentato di ucciderlo in Siberia ad agosto.

A tutto l'Occidente è quindi sembrato totalmente pretestuoso il fatto che Navalny sia stato arrestato appena tornato in patria e abbia subìto una condanna a scontare in carcere due anni e mezzo di quella vecchia e ingiusta sentenza. L'Europa, su fortissima pressione del governo di Berlino, ha però deciso di non colpire Mosca nei suoi interessi economici, andando a bloccare il progetto che oggi sta più a cuore al Cremlino; il raddoppio del gasdotto Nord Stream che porta il metano russo direttamente in Germania.

Si è preferito sanzionare quattro funzionari: il capo del Servizio carcerario Kalashnikov, quello del Comitato investigativo Bastrikhin, il procuratore generale Krasnov e il comandante della Guardia nazionale Zolotov. Si tratta in ogni caso di personaggi che appartengono all'élite governativa russa e che da tempo, secondo le direttive del numero uno, evitano di andare all'estero o di avere proprietà e conti in banca oltrefrontiera. Almeno ufficialmente.

Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver approvato una lista di sanzionati, ma non hanno ancora comunicato i nomi delle persone coinvolte. Le 13 entità economiche, più forse un istituto statale di ricerca, sono state colpite in base alle norme stabilite dalla legge degli Stati Uniti sul Controllo e sull'eliminazione delle armi chimiche e biologiche. Il ministro degli Esteri Lavrov ha già fatto sapere che Mosca risponderà per le rime. Ma anche in questo caso è difficile che funzionari del governo Usa possano avere intenzione di recarsi in Russia o in paesi "amici" di Mosca. E tanto meno che posseggano conti in banche russe o proprietà in questo paese. Per Washington questa è la prima di una serie di misure volte a rispondere a quelle che sono state definite "azioni di destabilizzazione" compiute dalla Russia. A cominciare dalle interferenze nelle elezioni presidenziali.