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di Nicola Astolfi


Il Gazzettino, 28 febbraio 2021

 

Il 31 dicembre 2010 erano detenute 448 persone nei 18 istituti penitenziari per minori in Italia. A quasi 10 anni di distanza, secondo l'ultimo aggiornamento disponibile dalle statistiche del Ministero della Giustizia, è diminuita del 32% la popolazione carceraria nella stessa classe d'età: erano infatti 305 persone, allo scorso 15 dicembre, di cui 283 in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni, nella fascia che comprende i minorenni e i giovani adulti (ragazzi di età tra i 18 e i 24 anni compiuti).

"È evidente come la legislazione relativa alla giustizia minorile releghi il carcere ad un ruolo assolutamente residuale, in quanto luogo negativo e violento nel quale il minorenne può solo peggiorare negli atteggiamenti delinquenziali, e perciò prediliga forme alternative quali le comunità, case famiglia e l'istituto della messa alla prova, percorsi che servono ad aiutare i ragazzi a ritornare in fretta alla legalità e a riprendere i loro processi di crescita e maturazione, restituendoli alle loro famiglie" commenta Livio Ferrari, fondatore e presidente dell'associazione di volontariato Centro Francescano di Ascolto, esperto di politiche penitenziarie, fondatore della Conferenza nazionale Volontariato Giustizia e del Movimento No Prison, di cui è portavoce.

C'è il rischio che il carcere minorile nell'ex casa circondariale in via Verdi diventi un carcere fantasma, mai utilizzato? "No, perché sostituirà il carcere minorile di Treviso e continuerà a recuperare principalmente i minori del territorio regionale che saranno arrestati, anche se il numero complessivo potrebbe attestarsi al massimo su una quindicina di soggetti".

Ferrari sottolinea che "entro un paio d'anni il nuovo carcere sarà operativo, visto l'appalto già assegnato per i lavori di ristrutturazione. Ora - continua - è necessario che i soggetti pubblici e privati del nostro territorio si confrontino per organizzarsi. E significa mettere in campo quelle progettualità che servano a far uscire di prigione i minorenni autori di reati in tempi brevi e inserirli in percorsi che privilegino l'istruzione e la formazione".

Che ne pensa del dibattito aperto sul tema, ormai da anni, tra gli esponenti politici locali e delle possibili conseguenze dell'arrivo dell'istituto minorile per il Tribunale e il centro storico? "La nuova casa circondariale è stata inaugurata il 29 dicembre 2015, ma si sapeva già nel 2007 che la vecchia struttura sarebbe stata chiusa, quando venne posta la prima pietra dall'allora ministro Mastella.

Pertanto è evidente come in 8 anni nessuna amministrazione comunale si sia preoccupata di indicare per tempo al Ministero della Giustizia le proprie priorità. E già a marzo del 2017 lo stesso dicastero aveva deciso per il trasferimento a Rovigo del minorile di Treviso. Le successive prese di posizione e quant'altro sono state solo tempo perso. Non vedo comunque problemi per la comunità locale per questo nuovo insediamento, considerati anche i numeri esigui che comporterà".

Il suo impegno per l'abolizione dell'attuale sistema carcerario è noto: quali percorsi sono da preferire, al posto della carcerazione, per reinserire e recuperare i giovani autori di reato? "Certamente la detenzione è la modalità più violenta e diseducativa che si possa mettere in atto, e deve essere ridotta al minimo come avviene per fortuna nell'ambito della legislazione minorile, da cui dovrebbe prendere esempio anche quella per gli adulti: 18 carceri contro 190, al massimo meno di 500 giovani contro 55.000 persone di media. Per recuperare i ragazzi devianti sono sempre da privilegiare percorsi che educhino alla legalità e insegnino loro una professionalità, perché il lavoro è l'elemento principe per il reinserimento, attraverso il dispiegarsi di una vita decorosa e lontana da possibili emarginazioni".