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di Giorgia Cacciolatti


La Repubblica, 16 febbraio 2021

 

Aumentano i processi in Europa mentre in Italia non è ancora possibile processare criminali di guerra presenti sul territorio. La rivista Altreconomia - mensile diretto da Duccio Facchini, che dal 1999 fornisce un'informazione indipendente e servizi di comunicazione per l'affermazione di un'economia solidale e sostenibile - dedica la copertina del nuovo numero di febbraio (n. 234) alla "giurisdizione universale", strumento per garantire giustizia alle vittime dei crimini contro l'umanità. L'articolo di Ilaria Sesana fornisce un panorama complessivo della realtà processuale europea e italiana dei crimini contro l'umanità.

Sempre più azioni processuali. Nel 2019 si sono svolti 2.906 processi per crimini contro l'umanità e genocidio nei Tribunali di Germania - dove tra il banco degli imputati erano presenti anche affiliati a gruppi terroristici come l'Isis o Jabat al Nusra - Olanda, Norvegia, Belgio, Svezia e di altri Paesi europei. L'arrivo dopo il 2015 di migliaia di profughi dalla Siria e dall'Iraq ha determinato un drastico aumento del numero di inchieste e processi.

Coblenza e la giurisdizione universale. La Germania è il Paese più attivo, con circa 110 procedimenti in corso. A Coblenza, in Germania, è in corso infatti il primo procedimento a livello mondiale volto ad accertare il sistema della tortura di Stato in Siria. Le autorità giudiziarie tedesche hanno raccolto circa 2.800 testimonianze che riguardano crimini internazionali commessi in Siria. Il processo è il risultato delle denunce presentate da quasi 50 sopravvissuti alle torture e alla prigionia. Queste si fondano sul principio della giurisdizione universale, secondo il quale chi ha commesso crimini contro l'umanità, crimini di guerra, genocidio e aggressione, può essere processato in un Paese estraneo sia a lui sia alle vittime coinvolte.

L'Italia è indietro. In questo quadro europeo risulta marginale il ruolo dell'Italia. Come riportato nell'articolo sopracitato, le autorità giudiziarie italiane non possono perseguire penalmente i criminali di guerra eventualmente presenti nel territorio. Nonostante la ratifica nel 1999 dello Statuto di Roma, l'Italia non ha ancora recepito le norme relative alla definizione dei reati di crimini di guerra, crimini contro umanità e genocidio. Nel 2012 è stata adottata la Legge 237 che si limita a considerare gli aspetti procedurali relativi alle modalità di collaborazione tra la giurisdizione nazionale e quella della Corte. Una lacuna importante che urge di essere colmata per assicurare giustizia alle vittime dei crimini commessi in Libia, i cui aguzzini possono essere processati solo per reati specifici come tortura, stupro o violenze.

Il numero di febbraio 2021. Il nuovo numero di Altraeconomia è suddiviso in "tre tempi". Il primo riporta il reportage da Bergamo sugli effetti sulla salute psichica, su scala locale e globale, della pandemia. Sono presenti inoltre interventi sulla crisi del diritto umano all'acqua, tra privatizzazioni e quotazioni in Borsa, sul tema delle migrazioni e sul commercio d'armi, temi che coinvolgono anche il nostro Paese. Nel secondo tempo lo sguardo si sposta a Barcellona, modello concreto del "futuro pubblico" delle città. Vi è spazio inoltre per l'economia carceraria italiana legata al commercio equo che ha dovuto reinventarsi durante la pandemia, e per la rivoluzione in campo e tavola dei panificatori agricoli urbani. Del terzo tempo è da segnalare l'intervista ad Abdullahi Ahmed, mediatore culturale somalo che lavora per rafforzare le nuove generazioni di migranti, e a seguire il dialogo con Andri Snær Magnason, scrittore e poeta islandese, sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla terra dei ghiacciai e dei vulcani.