sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

dire.it, 2 febbraio 2021


Mantenere alta l'attenzione sulle indagini in corso e aiutare i detenuti che, dopo la rivolta dell'8 marzo di un anno fa nel carcere Sant'Anna di Modena (in cui nove di loro hanno perso la vita), vivono ora una situazione critica nelle nuove strutture dove sono stati trasferiti. Sono gli obiettivi del comitato "Verità e Giustizia per la strage del Sant'Anna", che si presenta ufficialmente alla città della Ghirlandina questo sabato (alle 10.30) in Piazza Grande.

Un'esperienza che Alice Miglioli, uno dei portavoce, definisce "un comitato di scopo o meglio un tavolo allargato, senza casacche politiche, legato al Consiglio popolare di Modena nato per la vicenda Italpizza" e che vede oggi impegnate attivamente una ventina di persone, referenti di altrettante realtà tra organizzazioni, partiti e movimenti sindacali modenesi. "Cerchiamo di tenere alta la testimonianza su quanto accaduto, dando voce anche alle lettere e agli esposti dei detenuti, perché la verità ufficiale su quello che è successo non convince. E crediamo che sia responsabilità della società civile modenese impedire che cali il silenzio sulla strage più grave dal dopoguerra in città".

Il comitato ha preso le mosse come realtà più strutturata dopo una prima manifestazione pubblica andata in scena a Modena il 7 novembre scorso. E ora affianca alla sete di verità anche una missione di solidarietà. "Molti dei detenuti che sono stati trasferiti - segnala Miglioli parlando alla Dire - si trovano in condizione di isolamento in altre carceri italiane ormai da mesi. E questo vuol dire non potere neanche ricevere pacchi, che a sua volta in carcere equivale a non avere nulla". Per questo, "soprattutto per i reclusi stranieri che non hanno famiglia in Italia, ci stiamo attivando per inviare loro generi di prima necessità, come coperte e pigiami caldi per l'inverno". Nell'orizzonte del comitato c'è infine una nuova iniziativa di piazza che - Covid permettendo - dovrebbe svolgersi il prossimo 7 marzo, per non interferire con le iniziative della festa della donna. "Ci piacerebbe che fosse una chiamata nazionale - spiega Miglioli - ma vedremo cosa sarà possibile fare". Diverse componenti del neonato raggruppamento civico, in contatto anche con realtà nazionali, puntano infine ad avviare una riflessione più generale sull'attuale sistema penitenziario, ritenuto da riformare, "visto che il 75% di chi va in carcere, ci ritorna poi per recidiva".