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di Marco Croci


La Prealpina, 23 gennaio 2021

 

Momenti di tensione e lancio di oggetti dalle celle, ai Miogni intervengono numerose pattuglie di Polizia di Stato e carabinieri in tenuta antisommossa. Nessun ferito. Due lunghe file di furgoni blu della Polizia penitenziaria, alcuni con i lampeggianti accesi e altri no, fermi sotto la pioggia battente. A bordo, agenti in attesa. La scena che si è presentata nella tarda serata di ieri in via Morandi, davanti al carcere dei Miogni dove nel pomeriggio c'è stata una rivolta dei detenuti, era impressionante.

L'immagine rappresenta l'ultimo fotogramma di un pomeriggio complicato. Per cause ancora in fase di accertamento, alcune ore prima è scoppiata una sorta di rivolta all'interno del penitenziario, con il coinvolgimento di numerosi detenuti. In base a quanto emerso finora, in attesa di conferme ufficiali, molti reclusi - il numero preciso è ancora da quantificare - hanno divelto mobili e danneggiato estintori, lanciando oggetti giù dalle celle e fuori dalle finestre. Nel caos che si è innescato sarebbe pure stato manomesso il quadro elettrico, lasciando l'edificio al buio.

Sul posto è stato chiesto l'intervento di rinforzi e sono arrivate diverse pattuglie della Polizia di Stato e dei carabinieri: vista la situazione, agenti e militari si sono messi in assetto antisommossa e, tutti insieme, hanno fatto ingresso nell'edificio di via Morandi. Muniti di caschi, scudi e manganelli, poliziotti e carabinieri, insieme agli agenti della Penitenziaria, hanno passato in rassegna i due piani della struttura, sedando la rivolta e riportando nelle celle i detenuti che in quel momento - come previsto dalla normativa per quei settori - potevano stare all'esterno delle stanze.

Sul posto sono accorsi anche funzionari della Questura e ufficiali dell'Arma. Alla fine - e non senza fatica - è stata riportata la calma. Pare comunque che nessuno, né tra i detenuti né tra le forze dell'ordine, sia rimasto ferito. Non ci sono stati tentativi di evasione ma in serata alcune decine di detenuti sono state trasferite in altri penitenziari per alleggerire la situazione.

Ora le indagini proseguono su due fronti: chiarire con precisione quanti e quali detenuti abbiano partecipato alla rivolta, e capire perché si sia verificata questa situazione. Sempre stando alle prime notizie trapelate, alcuni facinorosi sarebbero già stati individuati. Resta il mistero sulle cause: la scintilla finale - ma pure su questo si attendono conferme - sarebbe stato uno screzio tra un detenuto e un agente della Penitenziaria, innescato al culmine di malumori che si registravano nell'istituto negli ultimi giorni.

A Varese sono poi giunti rinforzi della Penitenziaria anche da altre case circondariali del Milanese. I veicoli di servizio sono stati parcheggiati all'esterno dell'istituto, lungo via Morandi, sia in direzione del centro, sia verso via Crispi: almeno una ventina i mezzi arrivati da altre case circondariali. Tra questi, anche un pullman incaricato di raccogliere i detenuti da trasferire in altre carceri. I due piani delle sezioni aperte sono stati alleggeriti: le condizioni in cui sono stati ridotti, non sarebbero in grado al momento di garantire la detenzione di tutte le persone in totale sicurezza. Da qui, lo spostamento e la necessità di rinforzi. E i due serpentoni che con i loro lampeggianti blu hanno illuminato il buio della notte in via Morandi. Recentemente il carcere varesino era stato al centro della cronaca per la morte di un detenuto che aveva fatto puntare l'accento sull'assenza di personale sanitario nelle ore serali e notturne.