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di Francesca Valente


Il Mattino di Padova, 16 gennaio 2021

 

Prevenire è meglio, anche quando si parla di legalità ed educazione civica. Con questo spirito è nato 18 anni fa a Padova il progetto nazionale "A scuola di libertà", finanziato e sostenuto con forza dal Comune e lanciato dalla redazione di Ristretti Orizzonti, la rivista realizzata da detenuti e volontari nella Casa di reclusione di Padova. Organizzato in stretta collaborazione con il carcere, il programma è stato traghettato nove anni nella Conferenza nazionale Volontariato e Giustizia da Ornella Favero, giornalista e fondatrice di Ristretti e oggi presidente nazionale. È stata lei a dare impulso alla campagna di sensibilizzazione nelle scuole sui temi delle pene e del carcere.

Per l'edizione in corso, tutta online, sono già stati fatti otto incontri per gli studenti più cinque di formazione per insegnanti e volontari. Entrambi i filoni sono stati arricchiti da testimonianze di persone entrate in contatto con il mondo del carcere e dell'esecuzione delle pene, come Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Br nel 1978, o Lucia Annibali, avvocatessa sfigurata con l'acido nel 2013. Grazie alla disponibilità dell'amministrazione penitenziaria, poi, è stato possibile fare un video-collegamento tra la redazione di Ristretti e il liceo Fermi, il primo di un nuovo filone in questa difficile epoca segnata dalla pandemia. Nell'edizione dello scorso anno sono state coinvolte 34 istituti superiori della provincia più 13 scuole medie.

Dal mese di marzo al 3 giugno, giornata conclusiva del progetto con la proclamazione dei vincitori del concorso di scrittura, sono stati fatti 27 video- incontri. In tutto il Veneto i numeri sono altrettanto importanti: 51 scuole, 298 classi e oltre 13 mila 400 studenti coinvolti, con una quarantina di volontari impegnati.

"Le attività sono state rimodulate per non rinunciare a formare le classi su temi complessi come i comportamenti a rischio, le pene e le alternative al carcere", spiegano Ornella Favero e Maurizio Mazzi, presidente della Conferenza regionale: "Abbiamo coinvolto collaboratori "storici" del progetto, tra cui figli di detenuti, persone che hanno finito di scontare la pena e vittime che hanno accettato di dialogare con gli autori di reato, come Fiammetta Borsellino, Benedetta Tobagi, Silvia Giralucci. Questo ci ha permesso di arrivare in modo più efficace anche nelle regioni che hanno sempre fatto fatica a portare il progetto nelle loro scuole". La linfa vitale del programma sono gli insegnanti e le associazioni.

"La giustizia è un tema che riguarda tutti e gli insegnanti sono chiamati ad approfondirla con i loro studenti per renderli più consapevoli dei potenziali comportamenti a rischio legati all'uso di sostanze, alla guida in stato di ebbrezza, alla violenza fisica, all'aggressione social". Il valore intrinseco del programma è "smentire stereotipi e luoghi comuni sulle pene e sul carcere presentando uno sguardo diverso e sincero, senza sottrarsi mai a nessuna delle curiosità e delle domande degli studenti". I materiali si possono trovare sul sito della Conferenza, gli incontri già svolti sono visibili sul canale Youtube.