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di Renata Manzoni


La Prealpina, 13 gennaio 2021

 

Ai Miogni nessun operatore sanitario dalle 18 alle 8: inutili i soccorsi a un cinquantenne appena diventato nonno. Tragedia al carcere dei Miogni dove un detenuto è morto dopo aver accusato un malore. Il detenuto, 50 anni, lamentava da ore dolori lancinanti e sempre più forti al braccio e al petto: aveva chiesto aiuto al compagno di cella, si era messo in moto il tam tam del carcere ed erano arrivate le guardie che lo avevano trasferito in infermeria. L'uomo, sentitosi male verso mezzanotte, non dava però cenni di miglioramento.

Alla fine era così partita una chiamata al servizio d'emergenza ed era arrivata subito l'ambulanza del 118. Ma quando il medico si è precipitato in cella per verificarne le condizioni, per il detenuto non c'era più nulla da fare: è spirato per arresto cardiocircolatorio. La notte di sabato 9 gennaio è stata travagliata e densa di agitazione al carcere dei Miogni: il fatto che non sia stato possibile salvare il detenuto ha innescato la rabbia di tutti gli altri reclusi. All'ora d'aria di domenica mattina in cortile i detenuti hanno protestato urlando con tutta la loro voce. Sono rientrati in cella in ritardo rispetto al solito.

La notizia si è diffusa in poche ore, anche al di fuori delle mura del carcere. E ha portato alla luce, una volta di più, quello che è un problema ben noto sia al personale sia ovviamente ai detenuti: durante la notte ai Miogni non c'è assistenza medica. Interviene una guardia, in caso di necessità, somministrando i medicinali di uso comune: antinfiammatori o antipiretici. Ma dalle 18 alle 8 non è in servizio un medico che possa intervenire tempestivamente, comprendendo subito la la gravità di un malore.

Il detenuto si sarebbe potuto salvare con un tipo di intervento immediato che solo un sanitario sul posto poteva garantire? Questo potrà appurarlo l'autopsia sulla salma, se come probabile verrà eseguita. Certo è che quelle 14 ore senza assistenza interna qualificata pesano, nonostante sia stato chiesto - in ritardo, sostengono i detenuti - l'intervento del 118. Anche a questo è dovuta la protesta dei reclusi: hanno visto il compagno stare sempre peggio. Ora, sperano, che questa tragedia possa portare almeno a un cambiamento.

Il cinquantenne era tranquillo, anzi per lui era un momento felice: aveva raccontato con un gran sorriso agli altri di essere appena diventato nonno. Neanche il tempo di rallegrarsi per il lieto evento, che ha cominciato intorno alla mezzanotte ad accusare dolori sempre più forti che lo hanno condotto alla morte tra le braccia del compagno di cella.