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di Fabio Amendolara


La Verità, 9 gennaio 2021

 

Dopo aver liberato boss, e nonostante il sovraffollamento, il ministero vuole accelerare le esecuzioni delle sentenze. Il governo che ha scarcerato i boss causa Covid ora vuole riempire le galere, che già scoppiano di detenuti, con i ladri di polli. Tra i 1.050 commi della legge finanziaria ce n'è uno, il 925, che autorizza il ministero della Giustizia ad assumere 1.o8o persone, con scorrimento delle graduatorie esistenti, per velocizzare gli ordini di carcerazione che le oltre 130 Procure della Repubblica e le 26 Procure generali devono emettere a seguito delle sentenze passate in giudicato.

Si tratta di oltre 50.000 provvedimenti da emettere, 20.000 dei quali solo in Campania. Numeri che non tengono conto del sovraffollamento carcerario. Al momento le persone detenute sono 52.221 (a gennaio 2020 erano circa 60.000), a fronte di una capienza regolamentare che si aggira attorno ai 47.000. E, così, "al fine di dare attuazione a un programma di interventi, temporaneo ed eccezionale", è scritto nel comma 925, "finalizzato a eliminare, anche mediante l'uso di strumenti telematici, l'arretrato relativo ai procedimenti di esecuzione delle sentenze penali di condanna, nonché di assicurare la piena efficacia dell'attività di prevenzione e di repressione dei reati", il ministro Alfonso Bonafede, a partire da giugno potrà cominciare a reclutare coloro che avranno il compito di far scoppiare le carceri.

È anche vero che un condannato può essere destinatario di più di un ordine di carcerazione, ma gli esperti stimano che ci sarebbero oltre 30.000 persone che presto verranno raggiunte da un provvedimento di esecuzione penale. Ovviamente a cascata la questione coinvolgerà anche altri organismi della giustizia. Come i Tribunali di sorveglianza, che verranno assaltati. E che, probabilmente, presi dalle istanze per le carcerazioni esecutive, andranno in affanno sul loro lavoro ordinario.

La questione non è sfuggita a Salvatore Buzzi, l'ex re delle coop protagonista del Mondo di mezzo ai tempi dell'inchiesta flop Mafia Capitale, che sul suo profilo Facebook ha commentato: "Questa è la risposta di questo governo al sovraffollamento carcerario; un governo sempre pronto ad aumentare le pene e a rendere più difficile l'uscita dal carcere; un governo che non ha fatto propria la proposta dei radicali presentata da Roberto Giachetti di aumentare la liberazione anticipata di 6o giorni l'anno per decongestionare le carceri; infine, un governo che va contro la circolare del procuratore generale della Cassazione che invita i vari procuratori a limitare gli arresti per via del sovraffollamento".

E non sono serviti neppure i 38 giorni di sciopero della fame dell'indomita radicale Rita Bernardini. Così come sembrano essere cadute nel vuoto le parole di Giovanni Mammone, primo presidente della Corte di cassazione, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2019. L'ermellino denunciava la complessa applicazione dell'istituto della messa alla prova in fase di esecuzione penale, uno strumento che, oltre a essere "un mezzo di deflazione del lavoro del giudice", lo sarebbe anche per "l'attenuazione del sovraffollamento carcerario". E invece, nascondendolo in coda alla legge finanziaria, si è cercato un escamotage da "tutti dentro".

Secondo le normative comunitarie un detenuto dovrebbe avere a disposizione almeno sette metri quadrati in una cella singola. E sempre l'Europa prevede che un maiale d'allevamento dovrebbe averne almeno sei. La Cassazione di recente ha stabilito che per un detenuto siano sufficienti tre metri quadrati al netto del letto e delle varie suppellettili presenti: armadietto, tavolino e sgabello.

Fino a quella sentenza, ha denunciato Buzzi, "il Dap considerava i tre metri quadri come lordi. E quindi ne concedeva ai detenuti sì e no la metà: un metro e mezzo a testa". Da qui la provocazione: "Applicate ai detenuti italiani le norme per i maiali europei: andrà bene sia per i vostri elettori sia per i nostri diritti".