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di Luigi Ferrarella


Corriere della Sera, 7 dicembre 2020

 

Mario De Michele aveva 59 anni: era a un mese dalla pensione. A San Vittore, dove per un periodo era anche stato di fatto il numero due della polizia penitenziaria, era una specie di "istituzione", per i detenuti come per gli avvocati: uno di quegli agenti ai quali si deve (senza peraltro che venga loro riconosciuto pubblicamente) che le sovraffollate carceri italiane non esplodano, tanto più in epoca di Covid.

E proprio il virus si è portato via Mario De Michele, viceispettore di appena 59 anni, ad un passo dalla pensione che avrebbe raggiunto tra un mese. Come in tutti i contagi è impossibile sapere se abbia contratto il virus dentro o fuori San Vittore, fatto sta che dopo alcuni giorni di infezione la situazione è precipitata per complicazioni cardiache innescate dal virus. E anche un altro detenuto è morto per Covid, dopo che pochi giorni fa era scomparso S.G. recluso in regime di 41bis a Opera.

Della nuova vittima se ne è potuto conoscere solo l'identità, M.P., e il fatto che scontasse la propria pena nel carcere di Bollate. Da una settimana era ricoverato in ospedale, formalmente non più in detenzione appunto per motivi di salute, e forse per questo inizialmente la sua scomparsa è rimasta in un limbo di mancate conferme. È dunque il terzo detenuto morto in due settimane in Lombardia, dopo che già il 24 novembre era scomparso F.C., in carcere a Busto Arsizio. In questo istituto adesso è stato contenuto e posto sotto controllo un focolaio Covid che è arrivato a coinvolgere 60 reclusi, per fortuna (come nella grande maggioranza dei casi in Italia) per lo più asintomatici.

La Lombardia, che è la regione maggiormente colpita dal virus, non fa eccezione nelle carceri regionali, dove già normalmente è arduo distribuire i 6.156 posti ufficialmente disponibili in sole 4.324 celle, e dove la quota lombarda è maggioritaria nel totale nazionale di 975 positivi tra i detenuti e 920 tra gli agenti penitenziari. I legali della Camera Penale di Milano si sono aggiunti allo sciopero della fame "di proposta" avviato da Rita Bernardini, esponente del Partito Radicale e presidente di "Nessuno tocchi Caino", e al quale hanno sinora aderito oltre 2.800 detenuti in Italia, per chiedere a governo e Parlamento di ridurre drasticamente il numero di detenuti.