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di Simona Musco


Il Dubbio, 1 dicembre 2020

 

La morte della collegialità. Col rischio - paradossale - di aumentare le udienze in presenza, anziché ridurle. A denunciarlo è il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, che in una lettera indirizzata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiede un intervento affinché "questa insensata e pericolosa norma" venga cancellata, "condividendo l'esigenza che, anche in tempi di emergenza sanitaria, sia possibile raggiungere l'obiettivo comune di una forte riduzione delle presenze fisiche nelle aule, senza mettere in discussione gli intangibili principi della collegialità e della segretezza del giudizio in camera di consiglio".

La norma incriminata è quella contenuta del dl Ristori bis, che prevede una Camera di consiglio da remoto per i giudizi in appello. Giudizi che, il più delle volte, avverranno in maniera cartolare, con lo scambio di documenti, anziché l'intervento fisico di avvocati e pubblici ministeri. L'articolo 23 prevede infatti che fino alla scadenza dello stato d'emergenza, fuori dai casi di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, la decisione avvenga senza l'intervento del pm e dei difensori, salvo che una delle parti faccia richiesta di discussione orale o che l'imputato manifesti la volontà di comparire.

E proprio questa possibilità, sottolinea Caiazza, provocherà l'effetto contrario rispetto a quello per il quale tale norma era stata pensata. Il punto è fondamentale: a poter visionare gli atti sarà solo il relatore, data la lontananza dalla Cancelleria della sezione. E nei casi più impegnativi per dimensione, denuncia Caiazza, "nemmeno lui".

L'immediata conseguenza è che la maggior parte degli avvocati, per evitare "un simile scempio", chiederanno la trattazione orale, anche nei casi in cui sarebbe stato possibile farne a meno. Con l'effetto, dunque, di aumentare, anziché diminuire, le presenze nelle aule. Caiazza porta come esempio positivo quello della Corte d'Appello di Roma dove, nei giorni scorsi, le Camere penali del distretto, capitanate da quelle della Capitale, hanno sottoscritto un protocollo affinché le Camere di consiglio vengano celebrate sempre e comunque in aula, in presenza.

"A conferma che certe forzature ideologiche, volte a seminare - con il pretesto della pandemia - velenosi anticorpi negli attuali assetti costituzionali del processo penale - conclude Caiazza - sono estranee alla cultura della giurisdizione di larga parte della magistratura italiana". I dati attualmente in possesso descrivono un largo ricorso al cartolare, ad esempio, a Milano: tra il 25 novembre e per i primi dieci giorni di dicembre, stando all'ultimo approfondimento, tra le cinque sezioni penali e l'assise d'appello i tre quarti dei processi (in totale sono 584) sono stati o verranno trattati tutti cartolarmente con il consenso o la mancata opposizione di difensori e imputati.

Ma la questione preoccupa comunque i penalisti di tutta Italia. Che ora contano sui lavori parlamentari: l'esame del dl Ristori bis, attualmente, è infatti fermo al Senato, dove sono stati presentati già diversi emendamenti per scongiurare il rischio di cartolarizzazione. Ed è da lì che, eventualmente, potranno arrivare risposte alle richieste di Caiazza.

La vera difficoltà è nell'iter: i tempi strettissimi e l'enormità delle questioni contenute nel provvedimento - economiche innanzitutto - hanno indotto un esame ristretto alla congiunta Bilancio e Finanze fissato per sabato e domenica prossimi. Nessun passaggio dunque in altre commissioni, come la Giustizia. La trattazione omnibus potrebbe mettere in ombra problemi come quelli posti da Caiazza. Ma le richieste di modifiche sono già arrivate da Italia viva, in particolare da Giuseppe Cucca, Forza Italia e Lega.

"Ci aspettiamo un cambio di rotta da parte del governo", dice Andrea Ostellari, del Carroccio, presidente della commissione Giustizia. "Faremo la nostra battaglia", assicura il senatore renziano. "Gli emendamenti del centrodestra prevedono un'abrogazione tout court della norma sulla celebrazione da remoto del processo d'appello", chiarisce a propria volta il senatore di FI Franco Dal Mas, avvocato come Cucca e Ostellari.

"C'è un problema sottovalutato: adesso il testo del decreto stabilisce che il giudizio di secondo grado è addirittura cartolare, con conclusioni da depositare 5 giorni prima, a meno che il difensore non chieda di svolgerlo in presenza. Ma non è chiarissimo se resti uno spazio di discrezionalità per la Corte che ritenesse non motivata la richiesta del difensore, e che perciò decidesse di respingerla. In un caso del genere, il diniego è impugnabile? E se sì, dinanzi a chi?", si chiede Dal Mas. Gli emendamenti prevedono anche l'esclusione dell'incidente probatorio con modalità a distanza, oltre che il ricorso al portale telematico venga reso non una modalità esclusiva ma concorrente con la posta elettronica certificata.

"Già ora il ricorso a modalità telematiche si scontra con un sistema informatico che non opera uniformemente sul territorio nazionale, rendendo complicata l'attività forense", aggiunge il forzista. Un problema, quello tecnologico, sollevato anche dalla Lega. Il punto di caduta nell'esame del dl potrebbe anche consistere in una richiesta di riformulazione da parte del governo, che al Senato ha numeri risicati: anziché cancellare la norma sui processi d'appello, prevedere che lo svolgimento sia in presenza salvo che la stessa difesa non chieda di celebrarlo da remoto, con le modalità ora previste di default.