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di Nicola Chiarini


Corriere del Trentino, 1 dicembre 2020

 

La casa circondariale di Spini di Gardolo individuata come struttura per ospitare detenuti positivi al Covid19, in esubero da altri carceri del Triveneto. Trento dovrebbe accogliere fino a 34 tra donne e uomini ristretti, con esigenza di sorveglianza di media sicurezza, integrando gli altri 34 posti previsti a Rovigo per soli uomini, con sorveglianza media e alta.

Una prospettiva che preoccupa la Fp Cgil Polizia penitenziaria che ha già scritto una lettera ufficiale ai vertici della Direzione dell'amministrazione penitenziaria (Dap) a Roma che, presto, dovrebbe essere integrata da una comunicazione al Commissario del governo, Sandro Lombardi, e al sindaco, Franco Ianeselli. L'ipotesi sarebbe delineata nel Piano operativo per la prevenzione e il contenimento dell'emergenza sanitaria varato, a quanto riferiscono in Cgil, lo scorso 23 novembre senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali.

"Questa proposta è da bocciare - spiega Gianpietro Pegoraro, coordinatore in Veneto di Fp Cgil Polizia penitenziaria - a tutela tanto di noi lavoratori, quanto delle persone detenute. Non ci risulta che a Trento vi siano né sezioni attrezzate con ventilatori, né il supporto di sufficiente personale infermieristico". Le strade da percorrere per proteggere la salute di chi vive il carcere sono altre, secondo il dirigente sindacale.

"Noi agenti - prosegue Pegoraro - se risultiamo positivi non dobbiamo in alcun modo spostarci da casa. Non capisco perché un detenuto, invece, possa essere spostato anche con lunghi tragitti, per esempio, da Trieste a Trento. Credo vadano studiati piani specifici, territorio per territorio, con le Asl di riferimento. Nel contempo, i detenuti che hanno maturato i requisiti per accedere a benefici o a misure alternative alla carcerazione, siano avviati a quei percorsi".

Peraltro, l'affidamento dei detenuti agli ospedali risulta spesso problematico, dato che i reparti non sempre sono attrezzati per contemperare le esigenze di cura e sorveglianza del paziente, che deve essere seguito anche in struttura sanitaria da poliziotti penitenziari.