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di Giulio Sensi


Corriere della Sera, 1 dicembre 2020

 

La chiusura delle celebrazioni da Padova Capitale europea del volontariato: ora la staffetta passa a Berlino. L'inattesa pandemia da affrontare. La prova di resilienza partita dal Veneto è arrivata in Europa. Doveva essere un anno di eventi celebrativi quello che la città di Padova aveva preparato dopo essere stata scelta come Capitale europea del Volontariato 2020: la pandemia l'ha trasformato in una sperimentazione che ha abbattuto tutti i confini e ha aperto al dialogo con tutta Italia e l'Europa. E il 5 dicembre, con il passaggio di testimone a Berlino, si chiude. Con quale eredità? "Ci incontriamo di continuo - racconta Emanuele Alecci, il presidente del Centro Servizi al Volontariato (Csv) di Padova, ente coordinatore - con le grandi città europee. Vogliamo ricostruire insieme un'Europa chiedendo ai leader di mettere il volontariato al centro delle strategie politiche".

Per un anno Padova è stata il crocevia di iniziative e azioni che da tutta Italia e Europa sono confluite per ridisegnare la solidarietà. Un lavoro che porterà anche alla riscrittura della Carta Italiana dei Valori del volontariato con centinaia di audizioni a tutti i livelli. "Stiamo riscrivendo - prosegue Alecci - il senso della solidarietà dentro le nostre città, in un momento di pandemia che è diventata l'occasione per metterci in gioco e migliorare. Tutta Italia guarda a Padova come laboratorio per uscire dalla crisi e rimettere i volontari al centro".

Un anno tormentato, comunque: quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva ad inizio febbraio a inaugurare l'evento, i volontari gli chiedono di aiutarli a convincere il Paese ad indossare gli occhiali del volontariato, perché solo da lì può partire un risveglio civico. Nel giro di poche settimane l'Italia è all'improvviso travolta dal Covid-19: Padova insieme ad altre zone del Veneto diventa "rossa", il lockdown isola col tempo il virus, ma anche le persone; le fragilità diventano ancora più acute e urgenti. "Abbiamo risposto - racconta ancora Alecci - attivando il grande giacimento di solidarietà che è presente in tutta Italia e che ci fa capire quale sia la vera funzione del volontariato: la forza di civilizzazione, la capacità di tenere in relazione le persone".

Il fermento di Padova Capitale europea si trasforma in un laboratorio inarrestabile. "Al suo interno -spiega il direttore del CSV di Padova, Niccolò Gennaro - non ci sono solo le associazioni, ma anche le imprese, le istituzioni, i mezzi di informazione. Tutte relazioni e collaborazioni che ci permettono di affrontare l'emergenza sociale acuita da quella sanitaria". La macchina organizzativa degli eventi inizia a lavorare sulla solidarietà concreta. "Il primo pensiero - prosegue Gennaro - è la fragilità estrema, le vite ai margini: il volontariato è il solo che riesce a starci in relazione. Insieme alle Caritas e alle associazioni troviamo un alloggio a decine e decine di homeless che rischiano addirittura di essere multati perché sono in giro. Con una raccolta fondi attiviamo per loro Casa Arcella, una dimora per le settimane più dure".

La rete di associazioni che vogliono dimostrare all'Italia e all'Europa che dal volontariato e dai suoi valori bisogna sempre ripartire entra con il cuore nelle case di chi ha bisogno: anziani soli che non possono muoversi, persone che rimangono senza un lavoro, famiglie che non hanno il cibo sufficiente a mettere insieme i pasti della giornata. Nasce così "Per Padova noi ci siamo", una raccolta di fondi e di forze unisce più di 2000 volontari con la pettorina di Padova Capitale e raccoglie quasi 100.000 euro. Ognuno di loro viene geolocalizzato e chiamato all'azione col criterio della prossimità, anche per evitare spostamenti inutili: quando vicino a casa sua c'è un bisogno da affrontare -come una spesa da portare a casa o dispositivi di sicurezza da lasciare alla porta- il volontario iscritto si attiva con un click. E si mette in relazione con vicini prima sconosciuti, adesso volti e nomi. Il Comune di Padova coordina le operazioni e tante imprese, fra cui tutte quelle della grande distribuzione, aiutano con cibo e donazioni.

"L'80% dei volontari che si propongono - spiega Gennaro - sono persone alla prima esperienza in questo campo. La maggioranza giovani, molti stranieri, tanti studenti e lavoratori fuori sede. Un patrimonio di solidarietà immenso che sta facendo tantissimo per Padova". Così la nuova fiammata del virus non trova impreparata la città. "Stiamo facendo un passo avanti. In ognuno dei sei quartieri stanno nascendo tavoli di co-progettazione con tutte le associazioni, le consulte, le parrocchie, i gruppi informali, gli scout che progettano modalità di risposta specifiche.

Grazie anche all'originale iniziativa "Va'Buono" - un cofanetto da regalare che dona a chi lo riceve la possibilità di fare volontariato con formazione e assicurazione inclusi - in questi giorni stiamo attivando centinaia di nuovi volontari per rispondere al meglio alla nuova situazione". Nel frattempo - complice anche la tregua estiva del virus e la possibilità di svolgerli online- gli eventi non si sono fermati, ma l'azione concreta ha reso più forte il 2020 di Padova. "L'aspetto più rilevante - conclude Alecci - è che abbiamo imparato tutti a lavorare insieme, mentre uno dei grandi limiti del volontariato in Italia è proprio l'operare per compartimenti stagni". Padova 2020 lascia, in un momento difficile, un ricco testimone ad un'altra grande città europea che sarà Capitale del Volontariato 2021.

"Siamo onorati di riceverlo in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato il 5 dicembre - afferma Sawsan Chebli, Segretario permanente per la cittadinanza attiva di Berlino - e non vediamo l'ora di mostrare la varietà e l'impatto della società civile di Berlino. Puntiamo a rendere visibile e apprezzata la diversità della partecipazione civica esistente a Berlino e ad ispirare le persone a impegnarsi e a partecipare alla nostra vivace comunità".