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di Gianluca Amadori

 

Il Gazzettino, 5 novembre 2020

 

Si parla di una decina di positivi al Covid-19 negli uffici della Procura di Venezia e la preoccupazione del personale amministrativo in servizio alla Cittadella della Giustizia di piazzale Roma aumenta di giorno in giorno. Ieri il personale ha deciso di scrivere al presidente Salvatore Laganà per chiedere maggiori misure di sicurezza, in particolare per quanto riguarda il lavoro da svolgersi in udienza, considerato che tutte le aule del nuovo Palazzo di giustizia (salvo una) sono prive di finestre e, di conseguenza, non vi è la possibilità di garantire un adeguato ricambio d'aria nel corso delle molte ore nelle quali si svolgono processi, uno dietro l'altro.

Il presidente del Tribunale è però sceso in campo con un messaggio tranquillizzante: "Nella sede di piazzale Roma del Tribunale ad oggi non mi risultano casi di magistrati o personale di cancelleria risultati positivi al virus - dichiara Laganà - L'unico si è verificato una decina di giorni fa nella sede di Rialto, sono state adottate le misure necessarie, ed è stata fornita la massima informazione a tutti. Ci sono altri dipendenti in malattia, ma il Covid non c'entra".

I casi di coronavirus che preoccupano il personale si sono verificati tra i dipendenti amministrativi della Procura, in particolare quelli in servizio al Registro generale (l'ufficio che ha più contatti con il pubblico), ma vi è anche un magistrato. Nessuno di loro, fortunatamente, versa in condizioni preoccupanti. Alcuni sono asintomatici.

I cancellieri sono preoccupati: lamentano una scarsa informazione e premono affinché venga attuata la disposizione che prevede la possibilità di collocare in smart working metà del personale, in modo da poter lavorare da casa e ridurre il rischio di contagio. Ma le attività lavorative possibili dalla propria abitazione sono poche e il rischio è quello di paralizzare gli uffici giudiziari. Una paralisi che andrebbe ad assommarsi al blocco verificatosi la scorsa primavera, durante il lockdown, che ha lasciato un pesante arretrato da smaltire, con effetti devastanti per la giustizia veneziana. In particolare per quella penale che si svolge necessariamente in presenza.

Per il momento il ministero della Giustizia non ha dato disposizioni più restrittive e, di conseguenza, le udienze proseguono, anche con il nuovo Dpcm che entra in vigore oggi. Nel settore civile, che da tempo ha attivato il processo telematico, il presidente del Tribunale ha raccomandato il ricorso a udienze a distanza in tutti i casi possibili. Ma ciò non si può fare nel penale (dove serve i consenso delle parti) e così, per cercare di ridurre l'affollamento, Laganà ha disposto che le udienze vengano scaglionate per fasce orarie e i processi svolti a porte chiuse.

"Per i processi con molti imputati stiamo pensando di utilizzare spazi più ampi, anche al di fuori del palazzo di Giustizia, come auditorium o sale congressi: stiamo cercando le soluzioni più adatte alle esigenze - anticipa il presidente del Tribunale - Abbiamo già installato 110 barriere in plexiglass per garantire il distanziamento e ne aspettiamo ulteriori 50 per completare il lavoro".