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di Marina Lomunno

 

vocetempo.it, 20 ottobre 2020

 

Progetto. Le associazioni di volontariato e gli enti che lavorano perché i giovani ristretti nell'Istituto penitenziario, una volta scontata la pena, si reinseriscano nella società invitano la città a contribuire a realizzare un sogno: un nuovo teatro nel carcere minorile aperto al pubblico progettato per i ragazzi e con i ragazzi.

C'è tempo fino al 3 novembre per contribuire alla realizzazione di un «sogno» di quelli che sarebbero piaciuti a don Bosco a cui, visitando i giovani «discoli e pericolanti» detenuti alla Generala (oggi il carcere minorile «Ferrante Aporti») venne in mente il «sistema preventivo» che sta alla base del progetto educativo dell'oratorio salesiano. Il sogno porta il nome di «Wall coming», in inglese «Abbattere le barriere», un teatro da realizzare all'interno del carcere minorile di Torino. «Il progetto promosso da varie realtà che operano con i giovani (Artieri, Aporti Aperte, Codicefionda, Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus, Rigenerazioni Aps, Inforcoop Ecipa Piemonte)», spiega Eleonora De Salvo, coordinatrice dell'associazione di volontariato «Aporti Aperte» che dal 2005 opera nell'Istituto penale minorile di Torino come ponte tra il carcere e la città a favore del reinserimento dei giovani detenuti, «è uno dei 13 su 48 che ha vinto il bando del Festival Bottom up promosso dalla Fondazione per l'Architettura di Torino. L'idea è di realizzare al Ferrante un teatro 'per i ragazzi con i ragazzi'».

Nel carcere minorile torinese dal 2010, dopo la riorganizzazione degli spazi interni, non c'è più uno spazio-teatro: al suo posto, accanto alla cappella, c'è un grande salone non attrezzato con qualche sedia e due calcetti che i ragazzi chiamano «la stanza del fumo». «Un locale sottoutilizzato che vogliamo trasformare in un nuovo teatro pubblico ma anche come spazio multifunzionale, gestito direttamente dai ragazzi ristretti, minori e giovani adulti», prosegue Eleonora De Salvo, «un luogo che abbiamo pensato per attività di aggregazione e laboratori multidisciplinari per i ragazzi, per le Messe più solenni quando la cappella non riesce a contenere tutti i ragazzi e i volontari ma anche uno spazio aperto al quartiere e alla città, con pizzeria e un palco dedicato a rassegne culturali e teatrali, concerti, presentazioni di libri e molto altro».

Il progetto del nuovo teatro si chiama Wall-coming, abbattere i muri - Per realizzare questo sogno si è lanciata una campagna di crowdfunding (raccolta fondi) a cui possono aderire, fino al 3 novembre con donazioni libere, coloro che condividono l'idea dei promotori del progetto e cioè, come spiega la coordinatrice di «Aporti Aperte» che «il teatro possa essere un luogo di incontro tra comunità, un ponte tra carcere e territorio e dare un opportunità formativa ai ragazzi che vivono il percorso di rieducazione penitenziaria per creare relazioni ed occasioni di cittadinanza per se stessi e per gli altri. Ma anche per riconoscere nella cultura e nell'arte percorsi di crescita e magari anche di prospettive occupazionali in futuro». Per questo per la realizzazione del teatro in tutte le sue fasi – dall'insonorizzazione all'allestimento del palco, ad un murales-insegna fuori dall'Istituto ai doni per chi partecipa alla colletta – i ragazzi saranno protagonisti nella progettazione e nel cantiere in prima persona perché «il teatro sia frutto del loro lavoro e della loro creatività, un luogo da custodire e mantenere in ordine perché di tutti», conclude Eleonora De Salvo. La somma per realizzare il progetto, sostenuto anche dalla Garante dei detenuti di Torino Monica Cristina Gallo, è ingente, 80 mila euro. Per questo c'è bisogno del contributo di tutti perché si parte da zero. Ben accette sono le donazioni di materiale da parte di aziende o imprese che abbasserebbero così la cifra da raccogliere. Tutte le informazioni e le modalità per aderire alla raccolta si trovano sul sito

www.crowdfunding.bottomuptorino.it/wallcoming. Bastano anche 10 euro per dare una mano a realizzare un sogno, per abbattere le barriere dei pregiudizi e dare una possibilità ai ragazzi «discoli e pericolanti» di oggi a cui don Bosco ha dedicato la sua vita.