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La Repubblica, 20 ottobre 2020


Le manifestazioni erano iniziate pacificamente contro la "Sars", una formazione del Ministero dell'Interno contro le rapine che è diventata una sorta di mafia che depreda e terrorizza i cittadini. Sino ad oggi 15 morti, ma soprattutto migliaia di cortei, con assalti a stazioni di polizia. Liberati i detenuti di alcune carceri, schierato l'esercito.

Da due settimane la Nigeria, il Paese più popoloso dell'Africa, sta precipitando in un vortice di violenze nate dalle prime proteste di un gruppo di giovani contro la polizia. Dall'inizio delle proteste sono morte 15 persone, fra cui 2 poliziotti, ma ormai le proteste e gli scontri violenti si sono diffusi in molte città dell'unione federale. Lagos, la capitale economica del Paese, è stata completamente bloccata un gigantesco ingorgo, con la folla che ha invaso tutte le strade principali e assediato anche l'aeroporto.

Nella capitale dello Stato di Edo, Benin City, dove il tasso di criminalità è altissimo, centinaia di manifestanti si sono scontrati invece con gruppi di giovani armati di bastoni e pistole, accusati di essere pagati da responsabili politici locali. Le autorità hanno imposto un coprifuoco di 24 ore in seguito a quelli che sono stati descritti come "episodi di vandalismo e attacchi effettuati da teppisti sotto spoglie di manifestanti #endsars", l'hashtag divenuto il simbolo della protesta.

La "Sars" era la Squadra speciale anti-rapina della polizia sciolta proprio in seguito alle manifestazioni. Formata nel 1984 durante il regime militare, è accusata di estorsioni, torture e omicidi. La polizia ha denunciato su Twitter che presunti manifestanti hanno preso le armi liberando sospetti detenuti e incendiando alcune strutture. In video diffusi sui social si vedono alcuni uomini scavalcare un'alta recinzione di filo spinato che pare rappresenti le mura del carcere lungo la strada Sapele, sempre nello stato di Edo.

Intanto, nella capitale federale Abuja l'esercito è stato schierato in forze dopo che i militari hanno messo in guardia da "elementi sovversivi e piantagrane" che stanno strumentalizzando le proteste per alimentare disordini. Scontri tra bande armate e dimostranti si sono verificati nei pressi della sede della banca centrale.

A sostegno della protesta sono scesi in campo celebrità internazionali come il fondatore di Twitter Jack Dorsey, il rapper americano Kanie West, calciatori del calibro di Mesut Ozil e Marcus Rashford ma anche superstar nigeriane della musica come Davido e Wizkid.

L'eco delle manifestazioni è arrivato anche in Italia. Alcuni attivisti di "Black Italians", associazione che si batte per i diritti della comunità africana, si sono ritrovati davanti all'ambasciata della Nigeria e una delegazione è stata anche ricevuta nella sede diplomatica.

"End police brutality in Nigeria" è la scritta con il pennarello su una maglietta bianca che Victor Osimhen, l'attaccante del Napoli, ha mostrato due giorni fa subito dopo aver messo a segno, nella partita con l'Atalanta, il suo primo gol nel campionato italiano. "Ai nostri eroi...il cambiamento sta per arrivare", ha postato sul suo profilo instagram con la foto dell'esultanza dopo la rete alla Juventus, l'attaccante del Crotone, Nwanko Simy.