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casateonline.it, 7 ottobre 2020


È stato rinvenuto senza vita nella cella del carcere Bassone di Como, dove si trovava detenuto da qualche settimana. È stata già rimpatriata in Pakistan per la sepoltura la salma di un giovane di 23 anni appena, residente insieme alla famiglia a Cesana Brianza. Con un gesto estremo avrebbe deciso di farla finita, anche se solo poche ore prima del decesso, aveva inviato lettere di speranza nelle quali si diceva pronto a ricominciare, una volta lasciata la casa circondariale comasca.

Proprio per queste ragioni e per non lasciare alcun dubbio sulle circostanze nelle quali è avvenuto il decesso, la Procura di Como ha disposto l'autopsia, come ci ha confermato il difensore del giovane, l'avvocato lecchese Simona Crippa, che ora resta in attesa dei risultati, per decidere eventualmente il da farsi.

Sul 23enne gravava una pena di due anni e quattro mesi per rapina e furto aggravati che stava finendo di scontare, a seguito delle indagini effettuate dai carabinieri di Valmadrera avviate nell'estate 2018, quando un minore era rimasto vittima di un'aggressione sfociata in rapina a Malgrate. Ottenuto il marsupio del ragazzino, contenente denaro e uno smartphone, il ragazzo qualche giorno più tardi aveva rubato una bicicletta con pedalata assistita all'esterno di un supermercato di Cesana. Individuato tramite le immagini della videosorveglianza, i carabinieri lo avevano rintracciato e arrestato, scoprendo presso la sua abitazione anche un ciclomotore rubato a Malgrate.

Affidato ad una comunità di Castione della Presolana, in provincia di Bergamo, a Ferragosto se ne era allontanato, presentandosi spontaneamente in carcere a Pescarenico. Da lì il trasferimento al Bassone dove un mese più tardi è deceduto. Una morte che resta senza un perché e che ha lasciato sgomenta l'intera famiglia: a Cesana vivono infatti la madre, il fratello e le due sorelle, mentre il padre è mancato da qualche anno. Intanto nei giorni scorsi in tribunale a Lecco il giudice Maria Chiara Arrighi, chiamata ad esprimersi su un fascicolo che riguardava ancora una volta un presunto reato commesso dal cesanese, ha sentenziato il non doversi procedere per morte dell'imputato.