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di Danilo D'Anna


Il Secolo XIX, 20 settembre 2020

 

Operato per una grave patologia, era ricoverato nel reparto di Marassi. Assistenza nel mirino. La richiesta dei domiciliari venne respinta. Si trovava in carcere da maggio, nonostante fosse stato operato qualche anno fa per una grave patologia. Aspettava, ricoverato nel centro medico di Marassi, il processo che si sarebbe dovuto tenere il primo di ottobre.

Quell'udienza, però, non ci sarà più perché Federico Carlevaro, 68 anni, si è spento nel reparto detenuti del San Martino, dove è stato portato d'urgenza nella notte tra venerdì e sabato 12 settembre. Una morte che secondo i suoi due figli e l'avvocato Vittorio Pendini, che lo difendeva dall'accusa di essere a capo di una organizzazione che gestiva lo spaccio di hashish, potrebbe essere frutto di una negligenza che ha provocato un'infezione letale: "Saranno i medici a stabilire se è stato fatto tutto il possibile per salvarlo - spiega il legale.

Carlevaro ogni mese doveva recarsi al Galliera per una prestazione sanitaria estremamente delicata, e già una volta era finito all'ospedale d'urgenza per un problema insorto". Ma prima ancora dei familiari era stato il magistrato di turno a volerci vedere chiaro: il sostituto procuratore Federico Manotti ha aperto un fascicolo contro ignoti, ipotizzando il reato di omicidio colposo. Ha acquisito la cartella clinica e ha disposto l'autopsia, che è stata già eseguita dal medico legale Venturi.

Era presente pure il perito della famiglia Carlevaro, il dottor Luca Tajana dell'università di Pavia. Tra sessanta giorni l'esito dell'esame autoptico. Le condizioni del sessantottenne, immunodepresso, secondo il suo avvocato non erano compatibili con la detenzione. Ma l'istanza di mandare il suo assistito ai domiciliari ha trovato l'opposizione dello stesso Manotti, che per una singolare coincidenza è il pm che ha chiesto l'arresto e la carcerazione dell'uomo. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Carlevaro poteva stare in carcere. Dove, però, doveva ricevere le cure necessarie al suo stato di salute.

Le ha ricevute? Il responsabile del centro medico della casa circondariale, il professor Marco Salvi, ne è certo: "Si è aggravato venerdì e lo abbiamo trasferito d'urgenza al San Martino. Lì è stato ricoverato nel reparto detenuti, dove purtroppo è morto". Il difensore di Carlevaro aggiunge un particolare: "Mi ero recato a trovarlo in carcere per un colloquio il mercoledì, ma mi hanno detto che aveva la febbre e quindi ero andato via senza vederlo".

Il dottor Salvi conferma, ma chiarisce: "Con gli antibiotici la temperatura era scesa e il quadro clinico non era preoccupante. Quando è andato in sofferenza gli abbiamo fatto una ecografia, però non essendo attrezzati per esami più specifici abbiamo deciso di portarlo al policlinico".

Il San Martino, contattato dal Secolo XIX, non aggiunge nulla alla vicenda. Non spiega perché - visto quanto chiedevano di accertare da Marassi - invece di tenerlo al pronto soccorso è stato ricoverato nel reparto dei detenuti. Manotti attende la perizia del medico legale per capire se a quel fascicolo per omicidio bisogna aggiungere dei nomi oppure archiviarlo.