sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Liana Milella

 

La Repubblica, 30 luglio 2020

 

Costa contro Pignatone. Il deputato di Fi contro l'ex procuratore di Roma sulla proposta di legge per le ingiuste detenzioni. "È contro le toghe" dice Pignatone. "È una legge di civiltà" per Costa. "Una persona è finita ingiustamente in galera. Lo Stato che fa? Paga e si volta dall'altra parte, in attesa del prossimo pagamento, o cerca di capire perché è stato, a torto, privato qualcuno della libertà?".

Parte da questo interrogativo la replica di Enrico Costa, deputato di Forza Italia e responsabile Giustizia del suo partito, all'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che, dalle pagine dei commenti di Repubblica, ieri ha criticato la proposta di legge Costa sull'ingiusta detenzione. Su cui è d'accordo anche il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ma che, secondo Pignatone, rappresenta un errore perché "finisce per indicare all'opinione pubblica i magistrati come colpevoli di tutti i casi di ingiusta detenzione, cosa certamente non vera. E diventa un implicito segnale lanciato a pm e gip a non adottare misure cautelari".

 

Pignatone sostiene che, dopo tante leggi per aumentare le pene, adesso la sua proposta è contraddittoria perché fa apparire i magistrati come "negligenti, prevenuti e innamorati del tintinnio delle manette"...

"Vorrei innanzitutto spiegare cosa c'è nella mia legge. Qualora venga riconosciuta un'ingiusta detenzione e sia pagata dallo Stato una somma a titolo d'indennizzo, il fascicolo dev'essere inviato "al titolare dell'azione disciplinare per le valutazioni di competenza". Si prevede poi una sanzione disciplinare a carico "di chi abbia concorso, con negligenza o superficialità, anche attraverso la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare, all'adozione dei provvedimenti di restrizione della libertà personale", successivamente riconosciuta come ingiusta detenzione".

 

Beh, ammetterà che questo passaggio comporta nei fatti, come scrive Pignatone, una presunta colpevolezza del magistrato che ha ordinato le misure...

"Per capire il senso della mia proposta bisogna partire dai dati. Nel 2019 i casi d'ingiusta detenzione sono stati mille, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione di 44.894.510 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente, è in deciso aumento il numero di casi (+105) e soprattutto la spesa (+33%). Il sito errorigiudiziari.com rivela che nel 2019 il record di casi indennizzati spetta a Napoli, con 129, seguita da Reggio Calabria con 120 e da Roma con 105, poi Catanzaro con 83, Bari con 78 e Catania con 75. Il record della somma spetta a Reggio Calabria con 9.836.000 euro, seguita da Roma con 4.897.000 e Catanzaro con 4.458.000".

 

E questo cosa significa? Che tutti questi magistrati sono colpevoli?

"Dal 1992, anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione nei registri conservati presso il ministero dell'Economia, al 31 dicembre 2019, si contano 28.702 casi: in media, 1.025 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Il tutto, per una spesa che supera i 757 milioni di euro in indennizzi, per una media di poco superiore ai 27 milioni di euro l'anno".

 

E allora? Lei vuole mettere sotto processo disciplinare tutte le toghe che hanno firmato gli arresti?

"In un Paese civile ci si dovrebbe interrogare sulle ragioni di questi errori. Ci dovrebbe essere qualcuno che, di fronte a un'ingiusta detenzione riconosciuta e indennizzata, riprenda in mano i fascicoli del procedimento e approfondisca per capire se qualcuno ha sbagliato. Una persona è finita ingiustamente in galera. Lo Stato che fa? Paga e si volta dall'altra parte, in attesa del prossimo pagamento, o cerca di capire perché è stato, a torto, privato qualcuno della libertà?".

 

Ammetterà che in questa sua pretesa c'è in nuce un processo alla magistratura...

"Non voglio né intimidire alcuno, né soffocare la lotta alla criminalità, ma neanche dimenticare che, dietro un innocente in carcere ci sono famiglie distrutte, attività lavorative andate in frantumi, ferite che non si rimarginano. Spesso un arresto, che poi si riconosce essere ingiusto, è sbandierato in conferenze stampa dove suona solo la campana dell'accusa, con buona pace della presunzione d'innocenza...".

 

Ma questo è quello che dicono da anni i garantisti che vorrebbero cancellare con un colpo di spugna tutti i processi all'insegna dell'illegalità più diffusa...

"Io ho visto invece, in questi anni, inchieste con titoli altisonanti, magari poi smentiti dai fatti, foto sbattute in prima pagina, la sentenza mediatica pronunciata in 24 ore. Poi, quando arriva il processo vero e stabilisce che quella persona è innocente, possono essere passati anni: chi ha sbagliato è stato promosso a più alti incarichi, ma resta una persona in carne ed ossa cui è stata tolta non solo la libertà, ma anche la possibilità di recuperare la credibilità".

 

E quindi lei propone di trasformare pm e gip in potenziali colpevoli da mandare sotto ispezione e successivo accertamento disciplinare?

"Io pongo una questione e faccio una domanda: è giusto o sbagliato dire che occorre approfondire se un arresto ingiusto sia stato disposto per negligenza o superficialità? Ogni professionista che sbaglia finisce sotto i riflettori e paga. Di fronte ad oltre 28mila ingiuste detenzioni, non solo nessuno o quasi nessuno ha mai pagato, ma addirittura nessuno ha mai analizzato la natura di questi errori".

 

Ma si rende conto che lei sta chiedendo il processo sul processo?

"Se lo Stato con una mano priva della libertà e con l'altra si scusa e risarcisce, qualcosa da verificare c'è. Poi si potrà ovviamente concludere che la verifica ha escluso ogni negligenza o che l'errore era inevitabile, ma almeno si è fatto un approfondimento. Oggi non si fa neanche questo. E se anche ci fossero gravi responsabilità, nessuno potrebbe venirle a conoscere e sanzionare. Un Paese civile non mette frettolosamente questi fascicoli in archivio, ma si organizza per evitare di ripetere gli stessi errori. Almeno quelli evitabili. Soprattutto quelli che privano della libertà personale una persona del tutto ingiustamente".