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di Francesca Caferri

 

La Repubblica, 30 luglio 2020

 

La famiglia: "Non si fermi la ricerca della verità". Oggi l'anniversario della scomparsa del sacerdote gesuita: fu visto l'ultima volta mentre si recava al quartier generale dello Stato islamico a Raqqa.

Le sue ultime parole nella Siria divisa, insanguinata e affamata, risuonano ancora oggi: "Continuate a sognare la Siria libera". Padre Paolo Dall'Oglio aveva salutato così, la sera di sette anni fa, gli studenti di Raqqa alla cui manifestazione si era recato: lo avevano accolto come un eroe, in quella che allora era una delle prime città libere dal controllo del governo siriano di Bashar al Assad.

Poco dopo quel saluto, "Abuna", come tutti lo chiamavano in Siria, si era recato al quartier generale dello Stato islamico del Levante e dell'Iraq, che da poco aveva fatto base in città, per chiedere la liberazione di alcuni amici cristiani. Da allora, di lui non si sa più nulla. Alcune testimonianze lo davano ancora vivo nel 2017, ma la loro attendibilità non è mai stata provata.

A sette anni esatti da quella scomparsa, la famiglia e gli amici di padre Paolo tornano oggi a chiedere che non si smetta di cercare di far luce sulla sua sorte.

Le indagini si sono arenate a lungo di fronte al muro imposto dalla dominazione delle milizie islamiche su Raqqa e dintorni, ma non hanno fatto passi avanti neanche quando lo Stato islamico è stato sconfitto e la sua "capitale" liberata, nel 2017: non è stato cercato né interrogato - a quel che risulta alla famiglia e agli amici - Adbul Rahman Faisal, capo delle corti islamiche dell'Isis al tempo della scomparsa. Né si è pensato di procedere all'analisi del Dna dei resti umani (5600 persone, secondo le stime) trovati in più di 20 fosse comuni di Raqqa: qui, se fosse stato ucciso subito dopo la scomparsa, come molti pensano, potrebbe trovarsi il corpo del sacerdote.

Quel che è certo è che nella Siria piegata da 9 anni di rivoluzione prima e di guerra civile poi, il ricordo del sacerdote romano, 65 anni, 30 spesi nel Paese, dove fondò la comunità monastica di Mar Musa e praticò il dialogo concreto fra religioni e persone è ancora vivo. Ayouni, un documentario della regista siriana Yasmine Fedda, in uscita in questi giorni, accumuna Paolo Dall'Oglio a Bassel Kartabil, una delle menti della rivoluzione siriana, arrestato e ucciso nelle carceri del regime senza che la sua famiglia per anni sapesse nulla del suo destino. E agli altri 100 mila scomparsi nelle carceri siriane: la ricerca di risposte sul loro destino, anno dopo anno, giorno dopo giorno, va avanti.