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di Andrea Oleandri*


antigone.it, 29 luglio 2020

 

La Circolare emanata dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria nei giorni scorsi disegna un modello di gestione del conflitto interno alle carceri interamente schiacciato sulla repressione, spingendo verso una gestione di tipo disciplinare della vita penitenziaria e una reazione esclusivamente repressiva degli episodi, anche violenti, che possono verificarsi in carcere. È un modello che amplifica il conflitto stesso invece di lavorare alla sua decostruzione.

Un clima penitenziario sereno è quel che rende migliore la vita di chiunque abiti il carcere, detenuti e personale. Esso non si costruisce con l'uso massivo dell'isolamento disciplinare, con trasferimenti e con le punizioni esemplari bensì proponendo una vita penitenziaria piena di senso, con attività lavorative e culturali e con operatori capaci di instaurare relazioni di prossimità fondate sulla conoscenza delle persone detenute e delle dinamiche di sezione, come indicato dagli organismi internazionali con il concetto di sorveglianza dinamica.

Il documento che abbiamo inviato nei giorni scorsi ai vertici dell'Amministrazione Penitenziaria, si muove in questa direzione, verso un carcere che guardi alla Costituzione e agli standard internazionali.

 

*Associazione Antigone