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di Cesare Damiano


Il Dubbio, 29 luglio 2020

 

Aveva 25 anni Giovanni Cirillo, in arte Jhonny, rapper di origini somale che domenica scorsa si è tolto la vita nel carcere campano di Fuorni. Con il suo, sono sette i suicidi dall'inizio dell'anno, solo in quell'istituto. Dai domiciliari per una rapina in farmacia era finito in carcere in seguito a un aggravamento della misura cautelare chiesto dalla Procura dopo quattro evasioni dall'abitazione. Non ha resistito e ha deciso di togliersi la vita.

Grazie a Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania, si viene a sapere che il giovane rapper richiedeva con forza il trasferimento in una struttura sanitaria destinata al trattamento di patologie psichiche.

Il carcere, quindi, si rivela un fallimento. O meglio, una opzione mortale per quei ragazzi difficili.Giovanni, si viene a sapere proprio da un articolo dell'anno scorso pubblicato su La Città, quotidiano di Salerno e provincia, ha trovato nella musica una nuova vita, dopo un trascorso tra coca e criminalità. "Feci una rapina in gioielleria, ma fui arrestato poco dopo e portato in carcere, ebbi problemi di salute in successione, gravi problemi renali, ma riuscii a sconfiggerli", ha raccontato all'epoca, aggiungendo: "Fortunatamente mi concessero i domiciliari e poi l'ingresso in comunità di recupero. Fu dura all'inizio ma poi decisi di cogliere la palla al balzo e darmi una possibilità". Ed è nata lì la nuova vita. Giovanni iniziò così il suo percorso di rinascita e di riscatto che lo ha portato ad incidere il suo primo brano, "Serpe", girato a Rimini con l'agenzia "Trasmetto.it".

Ma purtroppo non è una storia a lieto fine. Accade che, all'inizio di quest'anno, dopo un litigio familiare in cui lo stesso rapper, esasperato, avrebbe chiesto denaro per il pagamento di una bolletta, decide di rapinare una farmacia. Il suo tentativo, in realtà concluso con la fuga, è poi finito male con l'arrivo dei carabinieri che lo hanno bloccato ancora con i 600 euro rubati: il giovane aveva portato a compimento il suo proposito intascando i soldi al volo, minacciando i titolari con l'ausilio di una pistola giocattolo, prima di essere raggiunto dai militari e condotto in cella, con la successiva scarcerazione e remissione agli arresti domiciliari seguita alla piena confessione delle sue responsabilità.

Poi, però, a causa dei suoi tentativi di evasione dai domiciliari, viene rispedito dentro in cella. Lì decide di togliersi la vita. Qualcosa non ha funzionato, forse la società stessa che non è stata in grado di farselo a carico. Eppure, secondo quanto riferito dal Garante, il giovane rapper chiedeva aiuto.