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di Sergio D'Elia*

 

Il Riformista, 23 luglio 2020

 

Sabato il Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino-Spes contra Spem dedicato al "carcere duro". Al centro dell'incontro anche le testimonianze dirette di chi ha subito questo regime speciale, diventato un regime di tortura. Si parlerà, tra le altre, della vicenda di Raffaele Cutolo. Nessuno tocchi Caino-Spes contra Spem terrà un altro Consiglio Direttivo sabato, 25 luglio. La riunione dal titolo "41bis: monumento speciale della lotta alla mafia, fossa comune di sepolti vivi" prende spunto dall'uscita di un numero monografico sul "carcere duro" della rivista giuridica Giurisprudenza Penale.

Insieme all'aspetto tecnico-giuridico (di cui il fascicolo prevalentemente tratta), verrà trattato quello umano del vissuto delle vittime di questo regime speciale che vige in Italia da quasi trent'anni e che nessuno pare voglia mettere in discussione. Prenderanno la parola ex detenuti al 41bis, familiari, avvocati difensori, magistrati di sorveglianza, giuristi, giornalisti.

Si parlerà della vicenda di Raffaele Cutolo, un uomo di quasi 80 anni vissuti in un tempo "equamente" diviso fra tre generazioni: la prima in libertà, la seconda nel carcere "normale", la terza al "carcere duro".

Non sono pochi i detenuti al 41bis che, come Raffaele Cutolo, sono sottoposti al regime speciale di isolamento, ininterrottamente, da quando è stato istituito nel 1992 e che rischiano di morire nelle mani di uno Stato che ha abolito la pena di morte, ma non la morte per pena e la pena fino alla morte. Il monumento simbolo della lotta alla mafia si erge su una fossa di sepolti vivi, uomini privati di sensi umani fondamentali come la vista e l'udito, di facoltà sociali minime come la parola.

Da regime speciale introdotto per tagliare le comunicazioni mafiose tra l'interno e l'esterno del carcere, il 41bis si è nel tempo involuto fino ad attorcigliarsi su sé stesso, si è incattivito fino ad accanirsi anche contro sé stesso, con norme, disposizioni, circolari assurde che, al confronto, quelle in vigore a Guantánamo o nei campi di rieducazione cinesi appaiono regole libertarie.

La mania securitaria ha spinto, ad esempio, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria a percorrere tutti i gradi di ricorso fino alla Suprema Corte di Cassazione per ripristinare la sanzione disciplinare, che il Magistrato di Sorveglianza di Sassari aveva cancellato, nei confronti di due detenuti che da una cella all'altra, prima di cena, si erano scambiati un "buon appetito".

Se il "diritto penale del nemico" ha stravolto le regole basilari del giusto processo nelle aule di tribunale dove si trattano reati di mafia, il "codice penitenziario del nemico" applicato ai detenuti per mafia (anche a quelli in attesa di giudizio, quindi innocenti fino a prova contraria) ha travolto le regole minime del buon senso.

Dire a quello della cella di fronte "buonanotte" prima di dormire o "buon appetito" prima di mangiare, costituisce grave minaccia all'ordine democratico e alla sicurezza pubblica, ordine e sicurezza non solo interni al carcere, anche esterni e, forse, anche internazionali.

La Corte di Cassazione ha seppellito il ricorso del Dap con una risata. Ma c'è poco da ridere. Il 41bis è un regime di tortura, un dominio dell'uomo sull'uomo pieno e incontrollato, sempre più chiuso e ottuso. È la quintessenza del carcere, dell'isolamento, della privazione della libertà.

Un giorno - che noi di Nessuno tocchi Caino, noi che siamo anche Spes contra Spem, faremo in modo non sia molto lontano - ci volgeremo indietro e guarderemo al carcere, nella sua versione "dura" e nella sua versione "morbida", come si guarda a una rovina della storia, un resto archeologico dell'umanità.

Ci volgeremo indietro e diremo a noi stessi: cosa abbiamo fatto? Siamo arrivati a giudicare, punire e chiudere le persone in una cella! A tenerle fuori dal tempo e fuori dal mondo. A volte senza pane e acqua, a volte con pane e acqua, a volte interdette anche all'uso stesso della parola, all'usanza civile del dire "buon appetito", alla buona maniera del dirsi "buongiorno" o "buonanotte". Il Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino sarà trasmesso in diretta da Radio Radicale, sul canale You Tube e sulla pagina Facebook dell'Associazione.

*Segretario Associazione “Nessuno Tocchi Caino”