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di Niccolò Zancan

 

La Stampa, 23 luglio 2020

 

I fatti sono questi. Ad Aulla, dove la Toscana confina conia Liguria, 29 carabinieri stanno affrontando un processo per violenze, minacce, abuso d'ufficio, ispezioni corporali fatte con bastoni, rapporti sessuali estorti e angherie contro i migranti. Uno di quei carabinieri parlava così: "I negri sono degli idioti, sono delle scimmie, devono mangiare banane".

I fatti dicono che Stefano Cucchi è stato ammazzato a furia di botte in una caserma di Roma, tanto che due carabinieri sono stati condannati per omicidio preterintenzionale. Ma altri otto sono a processo per i depistaggi che seguirono quella violenza, accusati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

È inutile girarci intorno. È un anno orribile per l'Arma dei carabinieri. Tutti ricordano l'interrogatorio, nella notte dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello, quando il sospettato fu incappucciato e ammanettato dentro un'altra caserma di Roma. Così come è difficile dimenticare che, a febbraio 2020, anche il secondo carabiniere accusato dello stupro di due studentesse americane a Firenze è stato condannato.

E ora c'è questa caserma di Piacenza, sede di spaccio e di torture, con altri dieci militari indagati. Il comandante generale Giovanni Nistri fa bene a ricordare che i carabinieri in Italia sono in tutto 110 mila. Ma commentando il processo per l'assassinio di Stefano Cucchi aveva dichiarato: "Ci sono episodi esecrabili peri quali l'Arma si deve scusare, non come istituzione, ma perché alcuni suoi componenti infedeli sono venuti meno al proprio dovere". Chiamarli "alcuni" e definirli "episodi" adesso sembra più difficile.