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di Liana Milella


La Repubblica, 1 luglio 2020

 

"Meglio cancellarlo del tutto, che renderlo di fatto inapplicabile". È questa la prima reazione delle toghe sulla riforma dell'abuso d'ufficio prevista dal decreto Semplificazioni. Un mezzo colpo di spugna che complica più che risolvere il problema. Perché se il reato ricorre solo se ogni interpretazione "discrezionale" è esclusa, si ottiene un solo risultato, rendere l'abuso d'ufficio o inapplicabile, o ancora più pericoloso. L'intento di Conte era tutt'altro, tant'è che appena qualche giorno fa diceva che "non si tratta di abolire il reato ma di circoscriverlo meglio".

Ma il governo va verso una formula ambigua. Laddove nel testo in vigore è scritto che si dà il reato "in violazione di norme di legge o di regolamento", ecco la nuova frase, almeno a ieri sera: si dà il reato "in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino discrezionalità".

La parola magica diventa "discrezionalità". Non è la strada che suggeriva l'ex procuratore di Roma Pignatone: abolire il reato e sostituirlo con reati specifici. Ma ecco le reazioni di due magistrati che sanno bene cosa significa l'abuso d'ufficio.

Dice Alfonso Sabella, ex pm antimafia a Palermo ed ex assessore alla Trasparenza a Roma dopo Mafia Capitale: "Limitare l'abuso d'ufficio alla sola violazione di una legge che non lasci margini di discrezionalità al pubblico ufficiale significa, di fatto, abrogare il reato perché nessuna norma può essere interpretata rigidamente in un solo modo: per questo esiste la magistratura".

"Il problema - aggiunge - non sta nell'attuale formulazione, che finisce per punire solo le condotte realmente gravi e caratterizzate dal dolo specifico, ma nelle conseguenze che, erroneamente, facciamo derivare dall'avvio di indagini per accertarne la presunta violazione". L'anticipo di bocciatura arriva anche da Alfonso D'Avino, oggi procuratore di Parma, ma a Napoli pm del pool che scoprì il tesoro di Duilio Poggiolini.

Che dice: "La bozza sembra andare in una direzione eccessivamente riduttiva dello spazio di intervento penale, con il rischio di una sostanziale eliminazione della figura dell'abuso di ufficio". D'Avino affronta il punto cruciale: "Richiedere la violazione di specifiche regole di condotta (che dovranno essere elencate in dettaglio) rischia di lasciarne fuori molte altre che potrebbero essere fonte di illecito".

L'unica notizia positiva, per la maggioranza, è che Forza Italia è a favore, come dice il responsabile Giustizia Costa che già nel 2017, con la commissione Nordio, voleva cancellare l'abuso di ufficio, ma oggi ironizza sulla "rimodulazione" della norma da parte del governo, "per giunta per decreto", dove potrebbe nascondersi "un intervento su misura per qualche loro amministratore, vogliono far dormire sonni tranquilli a qualche sindaco o sindaca malauguratamente accusati di questo reato". Un riferimento alla prima cittadina di Torino Chiara Appendino? Alla quale però, come reato principale, è stato contestato il falso.