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di Giuseppe Scarpa


Il Messaggero, 24 giugno 2020

 

Rischia il terremoto la procura di Roma. I grandi esclusi alla corsa alla scrivania che fu di Giuseppe Pignatone, impugnano la nomina dell'attuale numero uno dei pm capitolini, Michele Prestipino, di fronte al Tar. Marcello Viola procuratore generale a Firenze e Giuseppe Creazzo procuratore capo a Firenze sperano in un ribaltamento.

Puntano, e non solo, sui loro titoli direttivi che valutano essere superiori rispetto a quelli di Prestipino e che il Csm non avrebbe adeguatamente soppesato. Il tribunale amministrativo del Lazio potrebbe esprimersi in un anno, sei mesi se venisse data la priorità al fascicolo. La battaglia al Tar è l'effetto collaterale delle chat di Luca Palamara.

Il magistrato espulso dall'Anm, sospeso dalle sue funzioni dal Csm, perché indagato per corruzione e coinvolto l'anno scorso nelle trame all'hotel Champagne con 5 consiglieri del Csm, proprio per la nomina del procuratore capo a Roma. Dalle chat, in generale, emergono gli accordi tra correnti, a discapito del merito dei candidati per ricoprire posizioni nei ministeri, nelle procure e nei tribunali. Per questo molti togati si preparano a presentare ricorsi.

Prima dello scandalo Palamara, il Csm pareva orientato a nominare proprio Viola in corsa con Creazzo e Francesco Lo Voi. Viola, però, mai finito implicato nelle conversazioni con Palamara, pagò il fatto di essere il candidato designato dallo stesso pm.

Il terremoto delle chat determinò le dimissioni a catena di diversi consiglieri di Mi in seno a Palazzo dei marescialli. L'ala conservatrice delle toghe, allora maggioranza al Csm, che spingeva proprio per Viola, membro della stessa corrente. Le dimissioni comportarono un ribaltamento degli equilibri dentro Palazzo dei marescialli a favore del fronte progressista. Andiamo con ordine. Il 23 maggio la V Commissione esprime al plenum del Csm tre candidati: Viola con 4 voti (D'Avigo di A&I, Gigliotti, laico 5 Stelle, Lepre di Mi e Basile laico della Lega), uno per Creazzo (Morlini di Unicost) e uno per Lo Voi (Suriano di Area).

La perquisizione, il 30 maggio a Palamara, cambia radicalmente lo scenario. I consiglieri di Mi Cartoni, Lepre e Criscuoli e Morlini di Unicost, si dimettono. Il Csm cambia assetto. Viola esce dai radar, l'outsider è Prestipino, fedelissimo di Pignatone, magistrato di grande esperienza ma senza precedenti incarichi direttivi, come ritengono i legali di Viola e Creazzo. Ad ogni modo nella seduta del 14 gennaio 2020 la V Commissione formula tre nuove proposte: Lo Voi sostenuto da Micciché di Mi e da Cerabona, laico di Forza Italia, Creazzo da Mancinetti di Unicost e Prestipino da D'Avigo di A&I.

Il 4 marzo 2020 in plenum, a seguito di un doppio ballottaggio, nomina Prestipino sostenuto da cinque togati di Area, la corrente di sinistra tre di Unicost, i centristi, tre di Autonomia e Indipendenza, due laici del M5S e dal procuratore generale della Cassazione Salvi.Gli avvocati di Viola, Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, sostengono che il Csm da un lato ha ammesso come fosse acclarato il "mancato coinvolgimento" di Viola rispetto al procedimento di Perugia e che lo stesso fosse "parte offesa rispetto alle macchinazioni o aspirazioni di altri"; ma dall'altro lato ha "illegittimamente - sottolineano i legali - revocato l'originaria proposta a favore di Viola".

Il Csm - aggiungono gli avvocati - avrebbe valorizzato il radicamento territoriale di Prestipino nella Procura di Roma, senza condurre correttamente il giudizio comparativo e omettendo di valutare i numerosi titoli e le importanti esperienze vantate da Viola".