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di Paolo Foschini


Corriere della Sera, 24 giugno 2020

 

Ricerca dell'associazione Diversity e dell'Osservatorio di Pavia: per quattro mesi i media tv hanno dedicato all'emergenza virus il 54% delle notizie e solo lo 0,4 ai disabili, l'1,3 alle donne, il 3,4 alle etnie, lo 0,04 alla comunità Lgbt+.

Che per quattro mesi l'emergenza Covid abbia monopolizzato oltre metà dello spazio dei tg lo hanno visto tutti: non si può non notare un elefante in soggiorno, come si dice. La cosa grave, proprio perché in questi casi non si nota, è tutto ciò che dai telegiornali in questi mesi è scomparso: intere fasce della popolazione appartenenti a cinque aree della "diversity" - Generazioni, Generi, Disabilitò, Etnia, Lgbt - le cui istanze e problematiche sono state "quasi ridotte al totale silenzio" per tutto questo periodo.

La cosa ancora più importante, se tradotta in volontà positiva, è che ora "bisogna prenderne atto e recuperare il tempo perduto". È quanto emerge dalla ricerca "Diversity Media Report - Special edition Covid-19" che l'associazione Diversity e l'Osservatorio di Pavia hanno presentato agli Stati generali post-Covid nell'ambito dell'evento "Welcome to the New Era - Diversity & Inclusion".

L'indagine si è concentrata sui sette principali tg nazionali italiani, in cui tra il primo gennaio e il 30 aprile 2020 sono passate in totale 15.156 notizie: 8.209 delle quali (il 54 per cento) sono state dedicate al Covid19 "veicolando principalmente un'informazione di tipo emergenziale" concentratasi "sugli aspetti medico-sanitari e sui numeri della pandemia, sulle conseguenze per la popolazione in termini di limitazioni e restrizioni e, solo negli ultimi due mesi, anche sugli aspetti economici dell'emergenza".

Anche all'interno delle notizie comunque dedicate al tema Covid le aree della diversità sono state toccate solo nel 14,6 per cento dei casi, con percentuali che hanno penalizzato in modo particolare le persone con disabilità (32 notizie in tutto, lo 0,4 per cento), le donne (1,3 per cento con 106 notizie), le etnie (280 notizie, il 3,4 per cento), le persone Lgbt+ (3 notizie, corrispondenti allo 0,04 per cento). Un'attenzione maggiore è stata data alle generazioni (778 notizie, il 9,5 per cento) di cui il 55 per cento riguardanti giovani e bambini, soprattutto per via della chiusura delle scuole, e il 46,9 per cento la fascia degli anziani per la loro vulnerabilità al virus e in riferimento alla mala gestione socio-sanitaria dell'emergenza (la somma di queste ultime percentuali è superiore a 100 perché uno stesso servizio può aver trattato entrambe le categorie).

"Per quattro mesi - spiega Francesca Vecchioni, presidente di Diversity - l'emergenza sanitaria ha monopolizzato l'agenda mediatica, rendendo di fatto invisibili interi gruppi sociali e le loro difficoltà. Non si è parlato dello straordinario sforzo delle donne, in particolare delle lavoratrici, divise tra lavoro "agile", lavoro di cura e supporto alla didattica a distanza; si è parlato della chiusura delle scuole ma non dell'impatto che questa ha avuto sulla vita dei bambini; si è parlato dei decessi degli anziani ma non del loro isolamento durante la quarantena; si è parlato dei cinesi in quanto portatori del virus, ma pochissimo dei problemi delle minoranze etniche nel nostro Paese; nessuna attenzione è stata data alle persone disabili e alle loro caregiver mentre le tematiche Lgbt+ sono praticamente scomparse. Oggi dobbiamo assolutamente recuperare questo racconto "dimenticato": aver reso invisibili tutte queste persone significa non considerare delle ferite che se non vengono affrontate non ci permetteranno di ripartire. La responsabilità dell'informazione - conclude la presidente di Diversity - è proprio quella di aprire i nostri occhi sulla realtà e con questo evento ci immaginiamo che le tutte le persone non siano considerate un problema, bensì un grande potenziale".

I risultati mostrano anche come l'attenzione per le 5 diversity all'interno degli 8.209 servizi sul Covid-19 è stata addirittura più bassa (-2,5 per cento) rispetto a quella che hanno ottenuto nell'agenda complessiva dello stesso periodo (15.156 notizie totali).

L'attenzione nei loro confronti si è ridotta anche rispetto all'informazione ordinaria del 2019, con diminuzioni drastiche in particolare per le categorie dei giovani e bambini (-35,5 per cento rispetto al 2019); donne (-6,5 per cento); persone di etnie diverse (-5,9 per cento). Fa eccezione solo la generazione anziane/i che ha visto un significativo innalzamento dell'attenzione rispetto all'informazione ordinaria del 2019 (+35,1 per cento): un'attenzione che tuttavia si concentra prevalentemente ad aprile con i servizi dedicati a contagi, decessi e inchieste che hanno interessato le Rsa.