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di Viviana Mazza


Corriere della Sera, 24 giugno 2020

 

Sorella del blogger Alaa Abdel Fattah, anche lui in prigione, la loro è la famiglia di attivisti più famosa del Paese. Portata via in un minibus bianco, è riapparsa alla procura della Sicurezza di Stato due ore dopo. L'attivista egiziana Sanaa Seif, 26 anni, è stata portata via, dentro un minibus bianco ieri alle 2 del pomeriggio di martedì 23 giugno, "rapita in strada da agenti in borghese" mentre si trovava davanti all'ufficio del procuratore del Cairo. Due ore dopo è apparsa davanti alla procura della Sicurezza di Stato che - scrive il sito Mada Masr - ha ordinato la sua detenzione preventiva per 15 giorni, con l'accusa di incitamento al terrorismo, diffusione di notizie false e uso improprio dei social media, secondo il suo avvocato Khaled Ali. Le stesse accuse che hanno raggiunto, tra gli altri, Patrick Zaki.

Famiglia di attivisti - "Un calvario", così Riccardo Noury di Amnesty Italia ha definito sui social la vicenda di Sanaa. Quella di cui fa parte la ragazza è la famiglia di attivisti più famosa dell'Egitto. Seif è la sorella di Alaa Abdel Fattah, carismatico blogger della rivoluzione del 2011 (ma assai noto già prima), che si trova in prigione con l'accusa di aver organizzato proteste contro il regime di Abdel Fattah el-Sisi. È stato più volte arrestato, l'ultima nel settembre 2019, pochi mesi dopo essere stato liberato in seguito a cinque anni di detenzione.

Sanaa, la madre Laila e la sorella Mona per due giorni hanno dormito davanti al carcere in attesa di ricevere una lettera di Alaa, che le guardie si erano dette disponibili a consegnare. Non lo vedono da marzo, le visite sono state vietate durante la pandemia. Ma nella notte le tre donne erano state aggredite e derubate da persone che ritengono siano state mandate dal ministero dell'Interno a intimidirle. Erano andate tutte e tre in procura, insieme agli avvocati, per fare denuncia e mostrare i lividi, quando Sanaa è stata rapita.

Sanaa è la più giovane figlia dell'avvocato dei diritti umani Ahmed Seif Al Islam, a sua volta imprigionato quattro volte sotto la presidenza di Sadat e poi quella di Mubarak, e di un'attivista e docente di matematica, Laila Soueif, sorella della scrittrice Ahdaf Soueif. Mona, la sorella maggiore di Sanaa, è stata la leader della campagna contro i processi militari ai quali l'esercito dal febbraio al dicembre 2011 sottopose almeno 1.200 civili. Lei e suo fratello Alaa non erano presenti quando il padre settantatreenne è morto nel 2014, poiché erano entrambi in prigione per aver manifestato contro una legge che vietava di manifestare. Dopo la morte di Giulio Regeni, Mona Seif scrisse su Facebook: "Se sei uno straniero, per favore, per favore, non venire in Egitto".