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di Vittoria Romanello


La Repubblica, 24 giugno 2020

 

Sembra essere la tendenza in risposta alla violenza che spesso la polizia mostra nel reprimere il crimine. Il concetto di polizia comunitaria è ispirato dall'idea di ripristinare un rapporto civile e giusto laddove la sfiducia nei pubblici poteri da parte dei cittadini, e dove i diritti civili più elementari umani non vengono rispettati. La polizia comunitaria è una riforma della polizia implementata in vari angoli del mondo per rispondere agli abusi di potere, mancanza di efficacia, scarsa fiducia del pubblico e dubbi sulla legittimità della polizia. Un approccio preventivo verso la criminalità mirato alle cause del crimine e violenza.

Una riscoperta, in America Latina. Non si tratta di un'invenzione, piuttosto di una riscoperta di principi enunciati nel mondo anglosassone che risalgono al secolo scorso. Una teoria che si distingue per un controllo preventivo a livello locale, e per l'attitudine ad imbastire rapporti, quanto più possibile stretti, la comunità dove la polizia opera. Im America Latina ci sono storiche relazione conflittuale con la polizia, che spesso tende ad assumere comportamenti ostili e repressivi, e che ha adattato questo modello in vari paesi, come in Colombia, ad esempio, dove il piano di trasformazione e miglioramento culturale ha prodotto di fatto, sebbene con lentezza, una professionalizzazione attraverso di processi educativi permanenti e lo sviluppo del programma "Municipalità sicura".

L'altro esempio dell'Ecuador. Durante la grave crisi economica e politica degli anni 90 il problema della sicurezza pubblica è esploso e una proposta per risolvere l'annoso problema è stata inserita nella Costituzione del 2008, per rafforzare un modello di concentrazione del potere nazionale. La polizia in Ecuador è stata militarizzata, con un passato legato a gravi accuse per il non rispetto dei diritti umani. Dalla metà degli anni 90, sono state proposte misure, non necessariamente accettate dalle autorità politiche, ma che si sono conquistate uno spazio d'autonomia soprattutto a livello statale, come le operazioni cittadine di brigate del quartiere, la polizia della comunità (Upc).

Il "vigilantismo" e il caso del Messico. È importante sottolineare che la polizia comunitaria non va confusa con il cosiddetto "vigilantismo", che consiste nella realizzazione di turni di cittadini di pattugliamento o sorveglianza. Nel "vigilantismo" la comunità può pericolosamente assumere un ruolo di giustiziere, degenerando nella caccia violenta o addirittura il linciaggio. In Messico esiste una proposta per una strategia regionale in cui la riduzione del crimine è dovuta al costante pattugliamento contrariamente all'attuazione della strategia di comando centrale che Enrique Peña Nieto ha cercato di imporre in tutto il Paese. Un esempio viene proprio dal municipio di Aquila, dove il direttore della sicurezza creò gli accordi necessari affinché ci fosse un coordinamento tra le forze di sicurezza dei comuni limitrofi di Coahuayana e Chinicuila. Questo interruppe i tentativi dei criminali locali di riprendere le rotte del traffico di droga e lo sfruttamento illegale delle miniere clandestine, oltre che il contrabbando di diversi materiali.

Le montagne della regione di Guerreo. Non esiste solo Michoacan, un'ulteriore realtà è quella della Polizia comunitaria di Guerrero (Pc) - e la Coordinazione regionale delle autorità comunitarie (Crac-Pc è uno degli esempi più avanzati riguardanti la costruzione di alternative di giustizia e sicurezza. La storia racconta come dopo un periodo oscuro in cui il crimine governava la regione di Guerrero, la presenza di organizzazioni sociali - come il Consiglio indigeno dei 500 anni di resistenza - e alcune organizzazioni contadine - come l'Associazione rurale di interesse collettivo (Aric) - ha elaborato un processo comunitario per risolvere collettivamente i casi di furto, stupro, furto di bestiame e omicidi. Dopo aver verificato la collusione della polizia municipale, queste comunità nei comuni di Malinaltepec e San Luis Acatlán si incontrarono e crearono una polizia comunitaria. Da allora, per circa 15 anni, l'istituzione della comunità ha lavorato in modo unitario e il progetto di sicurezza e giustizia ha ridotto bruscamente i livelli di violenza.

Da dove vengono le armi? Un ulteriore problema è rappresentato dalle armi: in Messico, nessuno sa con certezza quante armi esistono. I calcoli vanno da 15 a 20 milioni, ma potrebbero essercene molte di più, disponibili ovviamente nel mercato nero. Negli Stati Uniti, la cultura del possesso delle armi è così profondamente radicata da essere sancita come un diritto costituzionale. Nel 2018 le armi negli Usa erano circa 393 milioni per 327 milioni di abitanti.

In diversi Paesi latinoamericani, questi strumenti di morte e il loro commercio hanno segnato la storia nazionale. In Colombia, la presenza di armi nella vita pubblica è normalizzata; nel Salvador, il paese più violento dell'America Latina, nel 2019 sono state uccise 2.389 persone. La cifra è enorme per un Paese di poco più di sei milioni di abitanti. L'80% di questi decessi coinvolge un'arma da fuoco. Questi sono solo alcuni esempi del flusso di armi che mostrano una mappa continentale contraddistinta da una vita quotidiana attraversata da proiettili, che arrivano percorrendo la rotta panamericana.