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di Alessandra Ziniti


La Repubblica, 16 febbraio 2020

 

Indagine Openpolis-Actionaid: il 73% degli stranieri vive in Centri da cento o più posti. "Mai più", avevano detto in coro in Parlamento dopo l'inchiesta Mondo di mezzo. "Basta con le megastrutture", aveva promesso Matteo Salvini. Mai più grandi Centri di accoglienza, con i migranti stipati a centinaia in condizioni indecenti, merce preziosa per far arricchire chi aveva fiutato l'affare, criminalità organizzata in prima fila.

E invece ci risiamo: un anno e mezzo di decreto sicurezza è bastato per demolire l'esperienza virtuosa dell'accoglienza diffusa, degli immigrati distribuiti sul territorio in numeri tali da rendere più facile l'integrazione. La chiusura del Cara di Mineo è stata solo uno specchietto per le allodole. Le grandi strutture, da cento posti in su, sono tornate.

E soprattutto sono tornati loro: gli enti profit, le società immobiliari e commerciali, i grandi gruppi che nulla sanno e fanno di accoglienza, gli unici in grado, con economie di scala, di gestire, come carceri o alberghi di infima categoria, i rinati centri di accoglienza straordinaria aggiudicandosi quei bandi che le associazioni del terzo settore hanno dovuto disertare, licenziando centinaia di persone. La mangiatoia, per ricordare le parole sprezzanti di Matteo Salvini, è appannaggio dei soliti noti.

E poco importa se nell'oligopolio di quello che (privato di ogni obiettivo di integrazione) è il vero business dell'accoglienza spicca in posizione dominante Medihospes, colosso del settore che ha condiviso esponenti di vertice, sedi e appoggi politici, con il gruppo La Cascina, cooperativa commissariati per infiltrazioni mafiose nell'inchiesta Mondo di mezzo.

Alla vigilia del tavolo di maggioranza di governo che dovrà trovare il punto di caduta sulle modifiche ai decreti sicurezza, un rapporto di Openpolis e Actionaid fotografa con precisione come le aggiudicazioni dei bandi con i nuovi criteri (dal taglio dei rimborsi a migrante, passati da 35 a 19-26 euro al giorno, al ridimensionamento dell'assistenza e all'azzeramento delle attività di integrazione) abbia drasticamente modificato la struttura del sistema di accoglienza: insomma grandi centri per grandi gestori.

La riduzione della spesa 11 numero dei migranti in accoglienza si è dimezzato rispetto a tre anni fa, scendendo dai 180.000 del 2017 sotto i 90.000, grazie anche all'esclusione di chi aveva la protezione umanitaria. E la spesa, da 1,7 miliardi del 2017, è calata sotto il miliardo. Ma a fare la parte del leone, lasciando solo le briciole alle associazioni del terzo settore, sono i grandi gruppi che si sono aggiudicati la gestione dei Cas: nati come strutture di emergenza, oggi sono tornati a contenere oltre il 70% dei posti.

Medihospes, le mani su Roma - Dopo la presentazione del nuovo capitolato d'appalto con i prezzi al ribasso, i bandi di gara sono stati orientati verso le grandi strutture che oggi sono 1'83 per cento del totale. Dei circa 4.000 posti disponibili, solo 200 sono rimasti in unità abitative. E dei 17 gestori che fino a un anno fa si dividevano i centri, sette sono stati costretti ad abbandonare lasciando campo libero ai colossi.

Medihospes, nella Capitale, lavora oggi in una condizione di quasi monopolio, gestendo il 63 per cento di tutti i posti in accoglienza. E il suo fatturato è triplicato negli ultimi tre anni. Dimenticati gli intrecci con il Gruppo La Cascina, dimenticato lo scandalo delle condizioni disumane della gestione del Cara di Borgo Mezzanone, a voler cercare la rendicontazione delle spese la cui pubblicazione è obbligatoria per legge, non si trova assolutamente nulla.

Milano, cede il no profit - L'ex caserma Mancini, il Cas Aquila e altri centri da 300 posti hanno subito supplito all'abbandono di ben Il associazioni del terzo settore. E il 64 per cento dei posti in accoglienza, oltre 2.200, è finito in mano a due grandi gruppi che hanno incassato in un anno cifre superiori ai 12 milioni a testa: anche qui Medihospes e la Versoprobo che si è aggiudicata anche la gestione del contestato centro di via Corelli, destinato di nuovo a centro per il rimpatrio, dunque dove non si fa accoglienza ma detenzione amministrativa.

Il rischio dei bandi in deroga - E la recente circolare con la quale il Viminale consente una deroga ai prezzi medi (con un potenziale aumento di 2-3 euro a persona), secondo Openpolis e Action Aid, "propone una soluzione peggiorativa. Invece di reintrodurre servizi fondamentali per la salute e per l'inclusione sociale dei nuovi arrivati, i bandi delle prefetture sembrano favorire operatori economici profit e non certo i bisogni delle comunità accoglienti e la tutela dei diritti delle persone".