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di Alberto D'Argenio


La Repubblica, 17 gennaio 2020

 

Domenica a Berlino la Conferenza di pace con Serraj e Haftar. L'Europa pronta a inviare militari in una seconda fase. Nella bozza del documento del vertice anche il disarmo delle milizie e l'unificazione dell'apparato di sicurezza.

Tregua duratura, missione civile per garantirne la tenuta e - successivamente - invio di militari in Libia per bloccare l'afflusso di materiale bellico e disarmare le milizie, favorendo la nascita di un governo di unità nazionale. L'Europa si prepara alla Conferenza di Berlino di domenica con qualche grado di ottimismo in più rispetto ai giorni scorsi.

Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, è volato a Bengasi dove ha ottenuto la certezza che, oltre al premier di Tripoli Serraj, anche il generale Haftar tra due giorni sarà nella capitale tedesca. Dopo l'incontro con l'uomo forte della Cirenaica, Maas si è sbilanciato: è pronto a rispettare il cessate il fuoco. Gli europei intravedono un possibile successo nel summit organizzato da Angela Merkel - al quale tra gli altri parteciperanno Pompeo, Putin ed Erdogan, oltre ai leader Ue - e iniziano a prepararsi per il dopo.

In una bozza di conclusioni pubblicata ieri da Agenzia Nova, la Conferenza di Berlino oltre a un cessate il fuoco duraturo e un embargo alle armi, chiederebbe la smobilitazione delle forze sul terreno, unificazione degli apparati di sicurezza, rifiuto di ingerenze straniere (Russia e Turchia), garanzia di integrità territoriale e "nascita di un nuovo, rappresentativo e unificato governo di accordo nazionale che eserciti la sua autorità su tutto il territorio libico" favorendo una soluzione politica al conflitto e la ricostruzione del Paese.

Al momento manca ogni riferimento alla missione che garantisca il cessate il fuoco e l'avvio del processo politico chiamato a mettere fine al conflitto. Su questo spingono ora gli europei, con gli americani più cauti. "La partecipazione di Sarraj e Haftar a Berlino è un successo della diplomazia europea a dimostrazione che quando l'Ue agisce unita è in grado di far sentire la propria voce", dice il presidente dell'Europarlamento, David Sassoli.

Che aggiunge: "Per il monitoraggio del cessate il fuoco dobbiamo essere pronti ad utilizzare ogni strumento a disposizione, sia civile che militare". Per il premier Giuseppe Conte, l'Italia "è disponibile a partecipare a un contingente di interposizione e di pace". L'Europa non vuole correre il rischio che un eventuale successo a Berlino venga travolto da nuove escalation sul terreno. Ecco perché già lunedì a Bruxelles l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, presenterà ai ministri europei le opzioni per la forza di interposizione.

Secondo quanto il "ministro degli Esteri" dell'Unione ha già comunicato alle capitali, raccontano fonti europee, sono possibili diverse opzioni. Per Borrell una prima possibilità consiste nel dispiegamento di una missione civile in Libia in tempi rapidi, al massimo entro qualche settimana, sul modello di quella inviata in Georgia nel 2008.11 personale europeo dovrebbe tracciare i confini tra le parti belligeranti e interporsi tra loro, monitorando la tenuta del cessate il fuoco.

Per questa missione servirebbero un forte mandato politico della comunità internazionale e il consenso delle parti libiche. La seconda opzione prevede una missione militare sul modello Libano (Unifil), che però richiederebbe tempi più lunghi per essere dispiegata tra pianificazione, risoluzione delle Nazioni Unite e voto dei parlamenti nazionali dei Paesi coinvolti. In entrambi i casi i numeri del personale non sarebbero altissimi: si parla di poche centinaia di uomini al massimo.

La forza militare avrebbe un comando a rotazione tra i partecipanti che, a differenza di quanto ipotizzato nei giorni scorsi, potrebbero non essere solo europei, ma anche partner dell'Unione africana e di stati asiatici. Borrell ipotizza anche un sostegno alle forze di sicurezza: disarmo, smobilitazione e reintegrazione nella società delle milizie.

Scarponi sul terreno dunque, ma anche e soprattutto aerei per assicurare efficacia all'embargo delle armi monitorando dal cielo gli estesi confini libici. Oltre a una forza navale per un analogo controllo in mare: Bruxelles non esclude di riattivare Sophia, bloccata lo scorso anno da Salvini, come chiede la Francia perché rapida da mettere in acqua. Roma invece spinge su una missione nuova a meno che non vengano cambiate le regole sullo sbarco dei migranti, che per Sophia è previsto solo in Italia.

Con queste opzioni sul tavolo, in queste ore nelle telefonate tra le cancellerie continentali sta emergendo l'orientamento dei leader europei di spingere affinché i partecipanti a Berlino approvino questo schema: missione civile subito per stabilizzare la tregua in tempi rapidi ed evitare il rischio di un attacco a sorpresa di Haftar su Tripoli. Quindi una più solida missione militare in un secondo tempo, appena i passaggi tecnici e politici lo consentiranno. Non è detto che a Berlino finirà così, ma questo è quello su cui al momento puntano i governi dell'Unione.