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di Liana Milella

 

La Repubblica, 12 gennaio 2020

 

A cominciare dagli "amici curiae" si potrà entrare nei giudizi, sarà possibile raccogliere ufficialmente pareri al di fuori del perimetro della Corte. E infine nei giudizi sollevati da un giudice potranno partecipare soggetti interessati che avranno accesso agli atti. La Consulta "ascolta le voci di fuori". Detto altrimenti "le voci di fuori entrano alla Corte". È questo il primo passo che compie la nuova presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia, la giurista milanese votata all'unanimità dai colleghi giudici l'11 dicembre.

In quei giorni, a far notizia, sembrava soprattutto il fatto che a presiedere il "giudice delle leggi" fosse, per la prima volta in Italia, una donna. Quasi oscurando l'identità giuridica di Cartabia, docente di diritto costituzionale che da anni lavora con i colleghi esteri, pronta a portare anche in Italia tutto quello che c'è di giuridicamente e proceduralmente utile in quelle esperienze.

Eccola, allora, mettere a segno la prima scommessa. Le "voci di fuori", ad esempio quelle degli "amici curiae", entrano alla Corte dalla porta principale. Dopo la pausa di Natale, Cartabia appone la sua prima firma su una rivoluzione, neppure tanto piccola, nei giudizi della Corte. Un'apertura all'esterno - appunto a cominciare dai cosiddetti "amici curiae" - che potranno entrare nei giudizi dai quali finora sono stati tenuti fuori, alla possibilità di raccogliere ufficialmente pareri al di fuori del perimetro della Corte, infine al fatto che nei giudizi sollevati da un giudice entrino anche in questo caso soggetti interessati che avranno accesso agli atti. Si tratta di cambiamenti destinati a trasformare, nel tempo, il meccanismo del giudizio costituzionale.

Le modifiche al regolamento, decise l'8 gennaio, saranno operative non appena verranno pubblicate sulla Gazzetta ufficiale. È una questione di giorni. Ovviamente riguarderanno i "giudizi futuri", certo non ancora la decisione del 15 gennaio sul referendum leghista, ma sortiranno l'effetto di aprire il palazzo, rendere le decisioni più partecipi rispetto a opinioni differenti, che fino a oggi avevano spazio soltanto sui giornali. Pensiamo a tutti i temi etici, dal fine vita, alla fecondazione, alle coppie gay, all'ergastolo.

In futuro invece, come accade nelle Corti europee, in quella dei diritti umani di Strasburgo ad esempio, gli "amici curiae" assumeranno un ruolo ufficiale. Scrive la Corte nella nota che ha reso pubbliche le novità: "Qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro e qualunque soggetto istituzionale, se portatori di interessi collettivi o diffusi attinenti alla questione in discussione, potranno presentare brevi opinioni scritte per offrire alla Corte elementi utili alla conoscenza e alla valutazione del caso sottoposto al suo giudizio".

Finora si trattava solo di memorie scritte, che per lo più restavano fuori dai giudizi. Come nel caso Cappato, quando la Corte a novembre ha deciso sull'aiuto al suicidio (che ha poi portato alla piena assoluzione di Marco Cappato). Un esperto come Massimo Donini aveva inviato dei pareri. Che però sono stati acquisiti solo in modo informale. In futuro quel contributo potrà entrare a pieno titolo nel giudizio e potrà assumere un peso nella decisione finale, dall'interno della Corte, e non solo come una qualsiasi opinione esterna.

Degli esempi? I sindacati, la Confindustria, l'Anci o l'Ance, associazioni come la Coscioni, Antigone, Scienza e vita, il Garante dei detenuti, tant'è che Mauro Palma, che oggi riveste quel ruolo, già promuove il passo della Corte. Nel novero rientrano tutti quei soggetti che fino a oggi hanno cercato di partecipare alle decisioni, ma sono stati respinti perché la Corte era chiusa all'esterno. Oggi, in linea con la lunga tradizione Usa, la stessa Corte si apre alle associazioni senza scopo di lucro. Vedremo se soggetti istituzionali come le authority potranno entrare nei giudizi. Anche gli "esperti di chiara fama" potranno diventare interlocutori ufficiali della Corte, qualora essa "ritenga necessario acquisire informazioni su specifiche discipline".

Un confronto che si svolgerà in camera di consiglio, alla presenza delle parti del giudizio. E proprio sulle parti del giudizio arriva l'ultima novità, sicuramente quella che farà più discutere, perché "nei giudizi in via incidentale, proposti da un giudice nel corso di un giudizio civile, penale o amministrativo, potranno intervenire anche altri soggetti, sempre che siano titolari di un interesse qualificato, inerente in modo diretto e immediato a quel giudizio". Oltre ai 15 giudici, all'Avvocatura dello Stato per conto del governo o delle Regioni, agli avvocati delle parti coinvolte, diventerà ufficiale la presenza di chi, a prescindere dal caso specifico trattato, avrà un interesse all'esito della decisione.