sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Ricarda Concia


Il Riformista, 12 gennaio 2020

 

Mi permetto di intervenire nel dibattito sulle morti stradali, perché da 20 anni mi occupo in Germania di "reati stradali", della loro prevenzione e ho scritto migliaia di perizie. Cinquanta anni fa, nel 1970, in Germania abbiamo avuto più di 21.000 morti stradali, con 20 milioni di mezzi come macchine, moto, camion in circolazione. Nel 2017, 47 anni dopo, abbiamo avuto 3.180 decessi per incidenti stradali, ma nello stesso tempo 58 milioni di mezzi in circolazione e 20 milioni di abitanti in più. Questo significa quasi il triplo dei mezzi stradali in circolazione e nello stesso tempo l'85% dei morti in meno.

Come è potuto accadere tutto questo? La tecnologia, la maggiore sicurezza dei mezzi in circolazione? No, non solo. Abbiamo messo in piedi un sistema di prevenzione rivolto a coloro che hanno commesso infrazioni stradali legate all'abuso di alcool, droghe e infrazioni ripetute. Un sistema che guarda oltre la semplice sanzione amministrativa, abbiamo introdotto un percorso che prevede la sottrazione di alcuni diritti civili come la patente che per essere riacquistata necessita di un percorso terapeutico molto profondo.

Alla fine di questo percorso terapeutico/psicologico chi vuole riacquistare la patente deve sottoporsi ad una perizia medico-psicologica non prima di un anno dal momento in cui gli viene ritirata la patente.

Un anno è un tempo lungo, in cui la persona a cui è stata ritirata la patente si confronta con le problematiche legate al fatto che non può guidare la macchina, con tutte le implicazioni legate alla vita quotidiana (spostamenti, lavoro, mobilità, relazioni, doveri familiari). In questo anno il cliente si deve misurare con i suoi comportamenti "distruttivi" e dimostrare di aver compreso fino in fondo le ragioni delle sue azioni (guida in stato di ebbrezza, guida spericolata) e essere consapevole di dover avere un nuovo approccio alla vita e al rispetto delle regole. Attenzione, non si alimenta in nessun modo il senso di colpa o il rimorso, anzi, l'unico strumento è quello della consapevolezza. I periti come me, vengono accreditati da un ufficio pubblico legato al ministero dell'Interno. Sono nata nel 1966 e non ho conosciuto famiglia in Germania che non avesse un parente o un amico morto di incidente stradale.

Pensando alle tragedie di Roma e dell'Alto Adige, la mia esperienza mi induce a pensare che queste erano morti evitabili. La soluzione non può essere aumentare le pene, né il reato di omicidio stradale, perché già esiste in Italia come in Germania un reato che si chiama omicidio o omicidio colposo.

L'unico strumento è quello della prevenzione. Prevenire cosa? È molto triste per me sapere che i casi di Roma e dell'Alto Adige hanno a che fare con comportamenti recidivi. Cosa è stato fatto per aiutare i due ragazzi colpevoli a non ripetere un comportamento "distruttivo" per gli altri e per se stessi? Comportamento che li ha portati a uccidere degli innocenti e anche a distruggere le loro esistenze. Cari amici italiani è inutile girarci intorno, la maggior parte delle persone che provocano morti stradali per droga, alcool o eccesso di velocità hanno dei problemi. Si tratta di affrontare il problema da una ottica razionalistica: chi presenta i problemi di cui sopra è un pericolo per se stesso e per gli altri, si può affrontare solo collettivamente.