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di Marco Cappato


Il Riformista, 12 gennaio 2020

 

Se la legalità dell'uccisione del generale iraniano Soleimani da parte degli Usa ha aperto un dibattito sul diritto umanitario internazionale, il rispetto dello Stato di Diritto internamente all'Europa resta un argomento tabù. Si stigmatizzano giustamente i vari Orbán o Kaczynski senza però entrare nel merito della negazione dei principi fondamentali dell'Unione europea.

La Polonia, in particolare, rappresenta uno dei casi più emblematici ed eclatanti di erosione dello Stato di Diritto: attacchi che ruotano principalmente attorno al controllo governativo del sistema giudiziario nazionale attraverso pre-pensionamenti di giudici, il loro differente trattamento a seconda del genere, frequenti azioni disciplinari e intimidazioni pubbliche nei confronti della magistratura con il fine di favorire nomine di figure filo-governative.

Azioni strategicamente organizzate e culminate con la recente approvazione da parte della Camera bassa polacca della legge contro l'autonomia dei giudici che, tra le altre cose, fissa pesanti sanzioni per "chi critica nomine e fa attività politica" arrivando a prevedere "l'esclusione dei magistrati che nuocciono al funzionamento del sistema di giustizia". Il messaggio è chiaro: l'amministrazione della giustizia in Polonia la controlla il potere esecutivo e non quello giudiziario.

Anche di fronte alle decisioni della Corte europea di giustizia, come quella che ha stabilito che la norma polacca sulle pensioni è contraria al diritto europeo, o le iniziative intraprese dal Parlamento europeo sulla Polonia, il Governo di Varsavia non sembra intenzionato a deflettere dalle sue azioni reazionarie. E siccome oltre ai principi universali a far le spese di queste politiche autoritarie sono tutti i cittadini, la società civile polacca continua a mobilitarsi.

Oggi si tiene a Varsavia una marcia promossa da un'ampia fetta della magistratura polacca alla quale ho deciso di partecipare perché, assieme a varie organizzazioni in giro per l'Europa, ho co-promosso un'iniziativa dei cittadini europei per il rispetto dello Stato di Diritto nell'UE preparata dal Movimento europeo di Piervirgilio Dastoli, ma soprattutto perché la tanto proclamata "cittadinanza europea" implica l'essere presenti e attivi là dove la Legge viene violata: calpestare i diritti dei polacchi vuol dire calpestare i diritti di chi vive in Europa - indipendentemente dalla nazionalità.

La manifestazione, convocata dall'organizzazione Iustitia democracja, partirà dalla Corte Suprema e arriverà al Parlamento per denunciare l'attacco sistematico di cui lo Stato di Diritto è vittima in Polonia. Si tratta del primo caso in cui il potere che dovrebbe essere "terzo" per antonomasia si è pubblicamente appellato ai propri colleghi di tutta Europa, ma anche agli avvocati, per denunciare questo gravissimo attacco a uno dei principi cardine della civiltà giuridica occidentale - se questo termine ha ancora un senso visto quel che accade dalle nostre parti.

Una quindicina di anni fa furono gli eurodeputati radicali ad attivarsi a Bruxelles perché l'Italia venisse messa in mora per la violazione dello Stato di Diritto. Il casus partiva dal ritardo nell'elezione di un paio di giudici della Consulta per arrivare alla mancata proclamazione di una dozzina di seggi della Camera dei Deputati, elencando altre "sacche di illegalità costituzionale" rappresentate da quello che Pannella chiamava il "caso Italia". Non si arrivò a una presa di posizione nel merito, ma fu pur sempre una prima volta, anche se in Italia non se ne parlò.

A maggior ragione oggi, che l'UE s'è dotata di uno strumento per la partecipazione diretta dei cittadini, specie in casi in cui le violazioni sono macroscopiche e note all'opinione pubblica continentale, occorre che le denunce siano portate avanti nei "palazzi" e nelle "piazze" con sinergie pan-europee. La manifestazione non prevede adesioni di partiti, ormai una costante conferma di come la politica tradizionale non sia più ritenuta portatrice di interessi pubblici o dotata della reputazione necessaria per promuovere riforme di libertà o giustizia giusta. Tra i convocatori, oltre a Iustitia Polska, Themis Judges Association, Defensor Iuris, Pro Familia, Free Courts, Lex Super Omnia, Family Judges Association.

Gruppi di varia provenienza e orientamento uniti nel pretendere che i trattati internazionali, nella fattispecie quello sul funzionamento dell'Unione europea, vengano rispettati in tutte le loro parti e, se negati, vengano attivati i meccanismi previsti per sanzionare violazioni strutturali della legalità costituzionale e degli obblighi internazionali di uno Stato membro. In quell'occasione rilanceremo anche l'Iniziativa formyrights.eu che chiede un rafforzamento del ruolo istituzionale dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali e la creazione di un meccanismo imparziale di valutazione e verifica dell'applicazione del diritto europeo da parte degli Stati membri.