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di Michela Allegri


Il Messaggero, 22 dicembre 2019

 

Cdm modifica il decreto Orlando. Nuove norme in vigore dal primo marzo. Più potere ai pm, esultano Bonafede e M5S. Altolà dei renziani: cambierà in Parlamento.

Più potere al pubblico ministero, che avrà la facoltà di decidere - al posto della polizia giudiziaria - quali siano le intercettazioni rilevanti e quindi da trascrivere. Ma anche più garanzie per i difensori, che potranno chiedere copia delle registrazioni, e non più soltanto ascoltarle. Entrerà in vigore dal marzo 2020 il decreto legge sulle intercettazioni, la riforma dell'ex guardasigilli Andrea Orlando rinviata per tre volte e ora rivisitata e in parte modificata.

Un via libera che ottiene il plauso della maggioranza, anche se una certa tensione si legge tra le righe, su un punto in particolare: il trojan, il virus in grado di trasformare gli apparecchi informatici in microspie. Se i pentastellati sottolineano che il suo utilizzo nelle indagini è stato "ampliato", i dem ci tengono a precisare che, in realtà, le modifiche rispetto al decreto Orlando riguardano dettagli minimi.

Attualmente il malware può essere usato in caso di indagini di mafia e terrorismo e, dopo l'entrata in vigore della Spazza-corrotti, anche in caso di reati commessi dai pubblici ufficiali in danno della pubblica amministrazione, con pena prevista superiore ai 5 anni. Con il nuovo testo, l'utilizzo viene esteso, sempre alle stesse condizioni, anche ai reati commessi dagli incaricati di pubblico servizio. Un'aggiunta non da poco, visto che la categoria può comprendere anche autisti degli autobus, postini, netturbini, solo per fare alcuni esempi.

Ed è stato raggiunto un compromesso: l'applicazione dei captatori informatici è stata slegata dalla normativa sulle intercettazioni ambientali, ampliandone di fatto la possibilità di uso. La riforma Orlando, infatti, li considerava microspie ambientali ed escludeva la possibilità di utilizzare conversazioni che provassero reati diversi rispetto a quelli per i quali erano state disposte le intercettazioni, tranne in casi particolari.

La nuova norma è stata spacchettata dal Mille Proroghe - approvato "salvo intese" - ed è stata inserita in un decreto legge ad hoc, che ne prevede l'entrata in vigore nel marzo 2020. Un tempo che consentirà "agli uffici di adeguarsi", dice il ministro Alfonso Bonafede, che parla di uno "strumento irrinunciabile per le indagini", un sistema "moderno e digitale", con "maggiori garanzie per trovare un punto di equilibrio tra esigenza delle indagini, tutela della riservatezza e diritto di difesa". Per le indagini in corso fino al 29 febbraio, invece, varranno le regole attualmente in vigore. "Adesso il provvedimento farà il suo iter parlamentare per la conversione - ha aggiunto Bonafede - ma c'erano atti che non potevamo ritardare".

Una delle novità principali è che la selezione tra intercettazioni rilevanti e irrilevanti viene deputata non più solo alla polizia giudiziaria, ma al pm, con l'istituzione di un archivio informatico gestito sotto la diretta vigilanza del Procuratore.

"Il pm - spiega il sottosegretario Andrea Giorgis - vigila affinché nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione, o quelle che riguardano dati personali sensibili, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti".

Inoltre tutte le conversazioni che saranno ritenute non fondamentali dal pm, non entreranno nel fascicolo e resteranno segrete. I difensori, però, potranno ascoltarle e visionare i verbali, e potranno chiedere che altre conversazioni vengano trascritte. In caso di rifiuto da parte del pm, la decisione sarà del giudice, che potrà anche stralciare conversazioni considerate rilevanti dalla Procura ma irrilevanti dall'avvocato.

È stato inoltre abrogato il nuovo reato che avrebbe colpito soprattutto i giornalisti, cioè la "diffusione di immagini o registrazioni acquisite fraudolentemente, con l'unico obiettivo di recare danno all'altrui reputazione": veniva punito chi avesse divulgato il contenuto di registrazioni considerate irrilevanti dalla pg. Oltre a Bonafede, anche il Pd è soddisfatto: "È una riforma importante non solo per il Pd che l'ha sostenuta nella scorsa legislatura, ma per il Paese. Ora subito al lavoro per le norme che garantiscano tempi certi per i processi", scrive in una nota Walter Verini responsabile giustizia dem.

"È importante che sia stato trovato un punto di equilibrio tra l'esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa", dice invece Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera. Protesta FI con Enrico Costa, che chiede al presidente della Repubblica di fermare "il violento e incostituzionale aggiramento del Parlamento realizzato con il decreto legge intercettazioni, cui - al di là del merito - difettano totalmente i requisiti di necessità ed urgenza". E anche Italia Viva annuncia che presenterà emendamenti al testo.