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di Cecilia Bressanelli


Corriere della Sera, 17 novembre 2019

 

La vicepresidente della Consulta Marta Cartabia alla proiezione di un film sulle carceri nella sala Buzzati del Corriere per Bookcity. L'incontro tra due mondi apparentemente agli antipodi: è quello tra i giudici della Consulta e i detenuti nelle carceri italiane.

Un "incontro tra umanità" raccontato anche nel film "Viaggio in Italia. La Corte costituzionale nelle carceri", che è stato proiettato ieri nella Sala Buzzati del "Corriere" in occasione di BookCity Milano.

Il documentario diretto da Fabio Cavalli (già sceneggiatore, nel 2012, di Cesare deve morire dei fratelli Taviani, girato a Rebibbia) ripercorre sette delle dodici tappe del viaggio dei giudici della Corte - tra loro il presidente Giorgio Lattanzi, la vicepresidente Marta Cartabia e Giuliano Amato - negli istituti penitenziari italiani, per incontrare i detenuti.

Il dibattito organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera con Associazione Nazionale Magistrati, Ordine degli Avvocati di Milano e Fondazione Centro Nazionale di prevenzione e difesa sociale è stato introdotto da Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere e dell'Associazione BookCity Milano, e da Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano.

Il film, ha sottolineato il direttore del "Corriere" Luciano Fontana, che ha coordinato la discussione seguita alla proiezione, "racconta un importante incontro tra le istituzioni e la società: i giudici delle leggi hanno deciso di non buttare la chiave, ma di entrare nelle carceri". A spiegare la genesi del progetto è stata la vice presidente Marta Cartabia: "Abbiamo sentito il bisogno di incontrare la realtà su cui andiamo a incidere".

Nelle giornate trascorse tra i detenuti i giudici hanno ascoltato molte domande: "Abbiamo provato un forte senso di inadeguatezza. Ora quando mi capita di essere relatrice di alcune decisioni sull'esecuzione penale, scrivo avendo davanti gli occhi che ho incontrato a San Vittore". In Sala Buzzati sono intervenuti anche il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta che quest'anno ha presentato il documentario alla Mostra del Cinema ("un film così porta con sé un forte desiderio di conoscenza") e Adolfo Ceretti, docente di Criminologia dell'Università di Milano-Bicocca.

"In un momento in cui il clima generale non mostra segni di grande inclusività un gesto di questo genere è molto potente", ha sottolineato Cartabia, che ha poi parlato della pronuncia della Corte sui permessi premio per i detenuti condannati per reati di associazione mafiosa.

"La Corte ha ritenuto che la rigida preclusione non fosse conforme alla Costituzione e alla finalità della pena che è rieducativa. L'effetto della decisione non è concedere a tutti il permesso premio ma permettere al giudice di sorveglianza di ponderare ogni situazione, rimanendo una presunzione di pericolosità per la natura del reato".