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di Chiara Viglietti


La Stampa, 13 novembre 2019

 

L'appello della famiglia al premier Conte: "Errore clamoroso, vittima di trafficanti di droga: aiutateci". È di Mondovì, ha appena 18 anni, e da più di 100 giorni è detenuto in una prigione inglese. Presunta vittima di un clamoroso errore giudiziario.

Sabato saranno 4 mesi esatti da quando, il 16 luglio scorso, un giovane monregalese è stato arrestato dalla polizia di Norwick insieme ad alcuni trafficanti di droga. Ora la sua famiglia ha deciso di chiedere l'intervento del Governo italiano. Con una lettera che l'avvocato Enrico Martinetti ha appena inoltrato al premier Giuseppe Conte, al ministro della Giustizia e alla Farnesina. Richiesta: "L'Italia intervenga per tutelare un concittadino vittima di ingiusta detenzione. E per di più sequestrato dagli aguzzini, che lo hanno costretto a lavorare in una fabbrica di stupefacenti".

I fatti: è il gennaio del 2018 quando Marco - così lo chiameremo per tutelare la riservatezza della famiglia - decide di trasferirsi a Londra. Trova lavoro per un anno, regolarmente stipendiato in un'impresa edile. Chiuso il cantiere, cerca un altro impiego. E qui, il 30 giugno scorso, entrano in scena i trafficanti. Marco riceve la telefonata di un uomo con accento turco. Si danno appuntamento per un lavoro fuori Londra.

Il giovane viene portato in un opificio industriale a Lenwade, contea di Norfolk, che nasconde una piantagione di cannabis. L'inizio dell'incubo: i trafficanti gli sequestrano il cellulare, lo malmenano e costringono a fare quello che dicono loro. Inutile ogni tentativo di fuga: quel luogo è blindato, porte e finestre sono sbarrate. Un vero sequestro di persona a fini estorsivi. Marco, insieme ad altri sette o otto giovani come lui, è costretto a lavorare per i signori della droga.

Per giorni e giorni resta "permanentemente segregato all'interno dell'edificio, dove dall'esterno gli venivano portati pasti freddi - racconta l'avvocato Martinetti - e dove gli era stato ricavato un giaciglio di fortuna per dormire, oltre ad un bagno in comune con altri disperati che condividevano con lui quella terribile esperienza". Il 16 giugno la polizia fa irruzione. E arresta i trafficanti. Nel calderone della giustizia inglese, però, finisce anche lui, Marco.

"Con l'infamante e ingiusto capo di imputazione per aver prodotto un quantitativo di cannabis, droga di classe B, in violazione della legge inglese", prosegue Martinetti. E nell'appello a Conte dice: "Sconcerta che il nostro concittadino (incensurato e in assenza di altre pendenze di sorta sia in Italia sia in Inghilterra che altrove) possa essere indebitamente trattenuto in stato di detenzione da oltre 100 giorni in attesa del processo che non sarà celebrato prima del mese di gennaio 2020".