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di Peter Gomez e Marco Travaglio


Il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2019

 

Se la Consulta ha considerato incostituzionale l'articolo 4bis dell'Ordinamento penitenziario, il legislatore deve adoperarsi subito per approvare una nuova norma che stabilisca parametri e principi fissi da seguire per concedere o negare i permessi agli ergastolani "ostativi".

Una legge che li sottragga alla discrezionalità dei semplici giudici di sorveglianza sul "percorso rieducativo" e "l'attualità della partecipazione all'associazione criminale". Ma come si fa a capire se boss all'ergastolo, come Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano, condannati per le stragi, stiano realmente compiendo un percorso rieducativo?

Nei casi degli altri ergastolani "comuni" la valutazione si basa principalmente sul comportamento da loro tenuto in carcere. Un comportamento che per i boss mafiosi è, però, tradizionalmente sempre impeccabile. Come allora stabilire se un capomafia vuole cambiare davvero vita e non sta fingendo? È possibile concedere benefici ai boss delle stragi, sebbene non abbiano raccontato i segreti di cui sono depositari?

L'ergastolo ostativo era stato introdotto dopo Capaci. Da oggi in poi basterà invece trovare un giudice di sorveglianza che applichi pedissequamente la sentenza della Consulta per vedere mafiosi pericolosissimi uscire dal carcere in permesso premio. Anche perché se un giudice da solo dovrà decidere se concedere un beneficio a un boss, sarà esposto alle pressioni, ai ricatti, alle minacce di morte e ai tentativi di corruzione dei clan.

Considerata la necessità e urgenza della lotta alla mafia, chiediamo una legge - o meglio un decreto legge - che impedisca a capimafia e agli altri responsabili di stragi di ottenere permessi e altri benefici senza meritarli. Una norma che il Parlamento dovrebbe approvare all'unanimità.