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di Fausta Chiesa


Corriere della Sera, 30 ottobre 2019

 

L'Istat pubblica la prima indagine: nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 43.467 donne. I centri funzionano bene ma sono troppo pochi. La denuncia di Di.Re. "Nel 2017 i fondi pubblici per i Centri antiviolenza sono stati 12 milioni di euro, che - se divisi per il numero delle donne accolte secondo l'Istat - fa meno di un euro al giorno, 76 centesimi per la precisione".

Il calcolo è di Mariangela Zanni, consigliera di "D.i.Re" (Donne in Rete contro la violenza) ed è stato possibile grazie ai dati emersi dalla prima indagine dell'Istat sui 281 Centri antiviolenza (Cav) realizzata in collaborazione con il Dipartimento per le Pari opportunità, il Consiglio nazionale per le ricerche e le Regioni e pubblicata il 28 ottobre. "Una cifra ridicola - prosegue Zanni - che spiega il dato Istat sul massiccio ricorso al volontariato da parte dei centri antiviolenza, nonostante essi siano un tassello imprescindibile del Piano nazionale antiviolenza".

Nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 43.467 donne, ovvero 15,5 ogni 10mila, il 67,2 per cento delle quali ha iniziato un percorso di uscita da una vita di soprusi e maltrattamenti. Ogni Centro ha accolto in media 172 donne (il 25,7% dei Centri ha avuto un'utenza inferiore a 40 donne, il 6,7% superiore a 500) e lavora con un numero medio di 115 donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. "La variabilità territoriale - scrive l'Istat - è elevatissima: 22,5 per 10mila le donne accolte dai Centri del Nordest, 18,8 per 10mila nel Centro. Tassi di accoglienza più elevati si riscontrano in Emilia Romagna, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Bolzano, Abruzzo, Toscana e Umbria. Anche per le donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza, il Nord-est presenta tassi più elevati (16,6 contro 10,7 per 10mila donne della media nazionale). La capacità di supportare le donne dipende poi molto dal radicamento sul territorio dei Centri antiviolenza: maggiore sono gli anni di apertura, maggiore è il numero di donne che vi si recano".

Per l'Istituto di statistica, l'offerta delle strutture che si occupano di aiutare le vittime di violenza e la loro prole è ancora insufficiente. La legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013 individua come obiettivo quello di avere un Cav ogni diecimila abitanti. Al 31 dicembre 2017 sono risultati attivi nel nostro Paese 281 centri antiviolenza, pari a 0,05 centri per 10mila abitanti. "Considerando il dato calcolato sulle vittime che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 5 anni, l'indicatore di copertura dei centri su 10mila vittime è pari a 1, con un minimo nel Lazio (0,2) e un massimo in Valle d'Aosta (2,3)" scrive l'Istat, che definisce "ancora insufficiente l'offerta dei Centri antiviolenza".

"Il quadro che emerge dalla rilevazione sui centri antiviolenza pubblicata da Istat e relativa al 2017 - ha commentato Lella Palladino, presidente di D.i.Re - conferma le criticità che la rete da sempre e continuamente mette in evidenza. I centri antiviolenza sono troppo pochi, con interi territori scoperti, personale solo parzialmente retribuito, risorse assolutamente al di sotto del bisogno".

Eppure i centri esistenti svolgono un ottimo lavoro, come scrive sempre l'Istat: "Ottima la reperibilità offerta dalle strutture, aperte in media 5,1 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno. La quasi totalità ha attivato diverse modalità per esserlo in modo continuativo, dal numero verde alla segreteria telefonica. L'89,7% dei centri assicura ascolto cinque o più giorni a settimana, e solo il 2% non ha adottato soluzioni di continuità h 24, ma comunque aderisce al servizio di chiamate urgenti allo 1522. Molti, inoltre, i servizi offerti in risposta all'esigenza di personalizzazione dei percorsi per superare abusi e sopraffazioni subite".