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di Gianni Bazzoni


La Nuova Sardegna, 30 ottobre 2019

 

Francesco Basentini ha incontrato direttori e comandanti. La lunga lista delle criticità dei penitenziari della Sardegna. Visita a sorpresa nel carcere sassarese di Bancali del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Francesco Basentini che ha convocato e incontrato i direttori delle carceri sarde e i comandanti della polizia penitenziaria.

Un arrivo non annunciato che ha colto di sorpresa soprattutto i rappresentanti delle organizzazioni sindacali che hanno cercato di avere un confronto con il massimo dirigente del Dap, ma senza ricevere alcuna risposta.

La tappa sarda del capo del Dap - secondo quanto si è appreso - è stata programmata per analizzare le dinamiche degli istituti penitenziari dell'Isola, dove le criticità non mancano di certo e sono state portate a più riprese anche all'attenzione nazionale.

Le organizzazioni sindacali l'hanno considerata una occasione persa per tutti, perché il capo del Dap è stato privato di un contributo di conoscenza importante, quello che arriva appunto dai rappresentanti dei lavoratori che in carcere vivono 24 ore al giorno e per tutto l'anno. Le difficoltà, è vero, sono conosciute - secondo i sindacati - ma una occasione per un faccia a faccia ai massimi livelli finora non c'è stata.

Le constatazioni delle situazioni reali però è facile immaginare che ci siano state: Sassari, Mamone, Lanusei, Isili e Is Arenas non hanno un direttore in pianta stabile, si va a scavalco, e le prime due non dispongono neppure di un comandante titolare della polizia penitenziaria. Ma l'elenco è lungo: negli aeroporti sardi manca un ufficio logistico idoneo per sistemare i detenuti durante le traduzioni (quello di Cagliari Elmas è considerato fuori da ogni logica "e andrebbe chiuso").

Negli ospedali, poi, non è previsto un repartino detentivo e il personale è costretto a collocare i pazienti-detenuti con gli altri ricoverati e a sistemarsi in spazi di fortuna nei corridoi per garantire la sorveglianza e il controllo (a Cagliari in realtà il repartino è stato costruito ma mai consegnato). Michele Cireddu, segretario generale Uil-Pa Sardegna ha anche sottolineato che "in Sardegna continuano a pervenire detenuti che in altre regioni si sono rivelati ingestibili e il personale - di contro - è costretto a lavorare senza i più elementari strumenti di sicurezza. E non prevedere a Sassari e Cagliari i nuclei cinofili per i controlli antidroga è un clamoroso autogol".

I sindacati auspicano che quella di Basentini non sia "l'ennesima passerella infruttuosa". La Uil-Pa denuncia che il Governo da tempo ha scelto la Sardegna per trasformarla in una "grande Asinara", per costruire grandi carceri per contenere un numero di detenuti ben oltre le reali necessità della Regione. "Così nel silenzio della politica, tranne rare eccezioni - ha concluso Cireddu - sono arrivate negli istituti sardi forme di criminalità italiane e internazionale, di cui il personale ha dovuto studiare i comportamenti per adottare le contromisure".

Grande delusione per una delegazione del Sappe che ha atteso fuori dal carcere di Bancali di incontrare Basentini. "Il capo del Dap viene nell'Isola una volta all'anno - se va bene - e non trova il tempo per incontrare noi che rappresentiamo i poliziotti? - denunciano Luca Fais e Antonio Cannas, rispettivamente segretario regionale per la Sardegna e delegato nazionale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria.

Abbiamo fatto una richiesta formale per essere ricevuti, ma evidentemente c'è chi ha preferito un incontro auto-referenziale con direttori e comandanti che non quello schietto, leale e costruttivo con noi che rappresentiamo chi in carcere lavora. A Bancali, manca un direttore titolare in pianta stabile, visto che quello assegnato per tre mesi ha tre istituti da gestire. E anche il comandante è in distacco da Roma e terminerà l'incarico a fine mese".