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Ristretti Orizzonti, 28 ottobre 2019

 

Le parole di Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice Paolo Borsellino, a Milano, al Secondo Festival della comunicazione sulle pene e sul carcere.

 

Ornella Favero (Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia): C'è una considerazione che faccio spesso in carcere, quando ci occupiamo di temi delicati come l'ergastolo ostativo e parliamo delle semplificazioni di certa informazione: credo che il nostro lavoro, di persone che si occupano di sensibilizzazione della società a partire dal carcere, per la maggior parte sia quello di ricomplicare le cose semplificate e banalizzate da altri.

Dobbiamo sempre lavorare su questo: le cose non sono affatto semplici. Ricordo una copertina della nostra rivista, Ristretti Orizzonti, dove Charlie Brown chiede a Lucy: "Tu cosa fai nella vita?", e lei risponde: "Me la complico". È il senso di tutto questo nostro lavoro: noi dobbiamo lavorare per uscire dalle semplificazioni e ricostruire un pensiero complesso. È una fatica enorme. Il bisogno di ricostruire un pensiero complesso è una cosa che si capisce ancora di più rispetto a fenomeni come la mafia e a vicende come l'inchiesta e i processi relativi all'attentato a Paolo Borsellino.

Fiammetta è la figlia minore di Paolo Borsellino ed è una fra le poche persone che ha avuto il coraggio di non entrare nel coro sui temi dell'antimafia e di avere un pensiero complesso che ha messo in discussione tutto, anche il ruolo di alcuni magistrati, anche degli esponenti delle forze dell'ordine. Un pensiero complesso e un bisogno di verità che è quello che ci spinge a dialogare con lei, per questa sua capacità di non appiattire le cose, di non semplificarle, e di chiamare per nome le responsabilità.

 

In questi giorni si è parlato tantissimo di ergastolo ostativo e ovviamente anche di Falcone e Borsellino. Abbiamo letto  titoli come: "Hanno riammazzato Falcone e Borsellino". Ci piacerebbe sapere l'opinione di Fiammetta su questo tema.

 

Fiammetta Borsellino: Io penso che, da giudici, mio padre e Giovanni Falcone non avrebbero liquidato così come viene fatto in questi giorni  la questione se sia giusto o sbagliato eliminare o mantenere il carcere ostativo. Loro ci hanno insegnato che questi problemi sono dei problemi complessi, che non possono essere semplificati in questo modo. Sicuramente io non sono una esperta in questo settore, ma penso che bisogna lasciare aperte delle maglie perché le situazioni vanno valutate caso per caso. Non bisogna confondere dei provvedimenti che sono stati pensati ventisette anni fa sull'onda di una gravissima emergenza, bisogna anche pensare a quello che è il contesto attuale. Sicuramente bisogna diffidare delle semplificazioni.

Il problema è un problema molto complesso, che va letto in relazione all'attuale disastrosa condizione delle carceri italiane. Bisogna evitare le semplificazioni perché le semplificazioni come "la mafia ha perso" o "la mafia ha vinto" o anche "la mia antimafia è migliore della tua", fanno male. Io sono convinta che il problema invece  andasse affrontato e sono convinta che la modalità con cui si sta affrontando sia esattamente quella giusta, quella che va incontro a quell'altissimo senso di umanità che poi è stato il valore che ha guidato tutta la vita di mio padre.

 

Sui giornali quando si è parlato tanto, e nella maggior parte dei casi a sproposito, della sentenza, prima della Corte Europea e poi della Corte Costituzionale, era stata riportata anche, forse semplificando troppo e male, una sua dichiarazione o delle sue dichiarazioni in cui lei diceva cose come "hanno ucciso di nuovo Falcone" o "hanno ucciso di nuovo mio padre". Siccome io l'ho letto, e forse non sono stato l'unico ad averlo letto, mi fa piacere che non sia vero. Forse è il caso allora che i giornalisti presenti in sala, che la ascoltano oggi, dessero risalto a quelle bellissime parole che ho sentito da lei adesso.

 

Fiammetta Borsellino: Non ho fatto nessuna di queste dichiarazioni. A uccidere mio padre per la seconda volta sono stati i depistaggi: è stato il tradimento di alcuni uomini delle Istituzioni che oggi tra l'altro, proprio per aver dato prova di altissima incapacità investigativa, hanno fatto delle carriere senza che tra l'altro, e questo lo voglio sottolineare, il Consiglio Superiore della Magistratura si sia mai assunto una responsabilità circa l'avvio di procedimenti disciplinari diretti ad accertare quello che è stato fatto e perché è stato fatto.