sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Ilaria Sacchettoni

 

Corriere della Sera, 24 ottobre 2019

 

L'avvocato: "La collaborazione con lo Stato non può essere l'unico strumento di valutazione di un detenuto".

 

Avvocato Vittorio Manes, lei ha sostenuto l'intervento delle Camere Penali sulla questione dell'ergastolo ostativo, come commenta la decisione?

"Con tutte le cautele possibili visto che siamo di fronte alla sintesi di un comunicato stampa, la Corte Costituzionale ha portato a coerenti conseguenze una giurisprudenza che da anni ritiene incostituzionale la presunzione assoluta di pericolo".

 

La Consulta apre le porte ai benefici per chi non si sia pentito o dissociato dalla lotta armata. Qual è il senso di questa pronuncia?

"La collaborazione con lo Stato non può essere l'unico strumento di valutazione di un detenuto. Ecco qual è il significato".

 

Quindi?

"La Consulta accoglie le ragioni di chi, pur non volendo collaborare con lo Stato, ha il diritto di essere valutato anche attraverso altri fattori".

 

Quali?

"Sono molti, criteri già evidenziati dalla Corte. Si tratta di rimettere ai magistrati di sorveglianza la decisione su tutto un'insieme di valutazioni. Non solo la condotta carceraria ma anche le indicazioni provenienti dalle altre autorità, tutto questo sarà alla base della decisione sulla concessione o meno di benefici".

 

Una valorizzazione del ruolo del magistrato di sorveglianza insomma?

"Certamente. Si tratta di riconoscere fiducia verso questa istituzione. La pronuncia della Consulta contiene un elemento di responsabilizzazione nei loro confronti".

 

Tuttavia questa decisione ha suscitato anche perplessità. Qualcuno l'ha definita "stravagante". Altri temono che indebolisca la lotta alla mafia: insomma non c'è coralità ma divisioni di fronte al tema...

"Io dico una cosa: in una democrazia matura non si può negare il diritto alla speranza, riflesso della dignità umana. Un valore che non si acquista per meriti né si perde per demeriti".

 

Cosa dovrebbe fare lo Stato allora?

"Nessuno vuole concedere benefici a prescindere. Ripeto: sarà il magistrato di sorveglianza a decidere caso per caso. Nel momento in cui non dovessero sussistere i presupposti per la concessione di benefici, ecco, a quel punto, è ovvio che non saranno concessi. Se cioè il magistrato di sorveglianza dovesse riconoscere che la pericolosità del detenuto è ancora attuale, allora non ci saranno concessioni. D'altra parte...".

 

Dica...

"Mi ritrovo nel principio secondo il quale in una democrazia matura lo Stato deve avere il coraggio di combattere anche il più efferato criminale con un braccio legato".

 

Non una lotta alla pari senza quartiere insomma...

"Appunto. Si tratta di riconoscere valori come il diritto alla speranza di ciascuna persona e quello alla dignità".