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di Mario Bruno*


Il Mattino, 11 ottobre 2019

 

Esimio direttore, vorrei intervenire riguardo il cosiddetto ergastolo ostativo, all'attesa e quindi da ultimo alla sentenza pronunciata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha respinto il ricorso proposto dal nostro Stato.

Devo immediatamente precisare che ritengo che la sentenza abbia fissato un principio di assoluta ed eccezionale civiltà giuridica e sociale, perché finalmente il nostro Stato potrà (spero) non solo teoricamente essere annoverato tra quelli - e sono la stragrande maggioranza di quelli cosiddetti civili - che ritengono che il carcere sia non solo un luogo di punizione, ma soprattutto, come è sancito dalla nostra Carta Costituzionale, luogo di emenda, recupero sociale e rieducazione del cittadino che si è reso responsabile di reati e di illeciti penali.

Quello che mi ha indignato è il fatto che prima e dopo questa sentenza siano stati espressi commenti assolutamente scollegati dalla realtà. Non mi sorprendono certamente i commenti dei vari politici che si sono manifestati in questa occasione, perché è assolutamente chiaro che, vivendo e sopravvivendo essi soltanto sul consenso della opinione pubblica, debbono necessariamente cavalcare la tigre della più becera ignoranza giuridica (oramai quasi tutti i rappresentanti dei vari partiti sanno soltanto parlare di gente che "deve marcire in galera"), ma quello che mi sorprende e mi indigna sono le affermazioni rilasciate da tecnici, soprattutto magistrati ed anche di superiore livello, che rilasciano interviste che contengono affermazioni del tutto lontane dalla verità.

Sostenere, come si assume, che con questa eccezionale sentenza, venga scoraggiata la collaborazione, che venga incoraggiata la criminalità organizzata, che oramai non ci sarà più nessuno disposto a collaborare con la giustizia, che si corre il rischio di fare uscire dal carcere decine di criminali della peggiore specie, che addirittura ci saranno richieste di risarcimenti, è realmente una conclusione irreale, aberrante e sconclusionata. Il ministro della Giustizia ha addirittura affermato, secondo quanto leggo nella vostra sintesi, che "Noi non ci stiamo".

Vai a capire cosa significa questa specie di minaccia. Ma, ripeto, anche egli è un politico, (nonostante abbia letto che sarebbe un avvocato) e quindi non mi sorprendo. Però quando leggo che magistrati ventilano la possibilità che i peggiori criminali saranno praticamente liberati su un tappeto rosso mi indigno.

Non è certamente così: la applicazione nei loro confronti di eventuali, futuri, possibili benefici sarà subordinata ad una serie infinita di accertamenti, indagini, informazioni e soprattutto dovranno essere loro concessi da altri magistrati sulla base proprio di quella attività articolata di indagine, che dovrà stabilire se essi abbiano effettivamente reciso qualsiasi tipo di contatto con la criminalità di riferimento. Soprattutto questa conclusione dovrà essere certificata proprio da quegli stessi magistrati che oggi diffondono notizie del tutto inconcludenti, perché sarà proprio la Procura Antimafia che dovrà esprimersi sulla recisione di qualsiasi contatto e senza questo parere sarà impossibile accedere a benefici di qualsiasi specie.

Eppure questi signori si stracciano le vesti, ventilano ipotesi del tutto false e calpestano la stessa Costituzione sulla quale hanno giurato. Le collaborazioni non saranno certamente scoraggiate, perché l'obiettivo sarà sempre quello di evitarlo l'ergastolo, come è notorio ed è anche accettato da tutti indistintamente.

Sarebbe forse molto più giusto che i politici e la stessa magistratura si interrogassero - una volta tanto seriamente - sui motivi per i quali, nonostante da trenta anni l'unica politica giudiziaria sia stata quella di aumentare le pene ed introdurre nuove e sempre più originali ipotesi di reato, circostanze aggravanti e chi più ne ha più ne metta, i delitti non siano per niente diminuiti e le organizzazioni criminali siano sempre più forti e presenti in tutto il territorio nazionale. *Avvocato