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di Luca Rocca


Il Tempo, 8 ottobre 2019

 

La sentenza della "Grande Camera" della Corte europea dei diritti dell'uomo sull'ergastolo ostativo, slittata di un giorno e prevista per oggi, continua a scatenare polemiche. Una pronuncia, quella sul "fine pena mai" teso ad escludere dai benefici penitenziari coloro che, condannati al carcere a vita per reati di mafia o di terrorismo, decidono di non collaborare con la giustizia, che deriva dalla sentenza con la quale, nel giugno scorso, la Cedu ha chiesto all'Italia di rivedere l'ergastolo ostativo in quanto contrario all'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani, quello che vieta i trattamenti inumani e degradanti.

Ora la "Grande Camera" è chiamata a decidere se accogliere o meno il ricorso del governo. Nell'attesa, sono in molti a prendere posizione. Come l'ex pm di "Mani pulite" Gherardo Colombo, che definisce il carcere ostativo "una misura incostituzionale" che impedisce "al giudice di verificare, caso per caso, se il detenuto possa ottenere benefici, e di valutare se, dopo un numero di anni (particolarmente elevato) di pena scontata, possa accedere alla liberazione condizionale".

Su una posizione del tutto opposta il capogruppo di "Liberi e Uguali" alla Camera, Federico Fornaro, secondo il quale "l'Italia non è una nazione come le altre, in ragione della storica presenza invasiva delle organizzazioni mafiose", ragion per cui "nel valutare l'istituto dell'ergastolo ostativo", la Cedu dovrebbe tenere conto "del concreto rischio di fare un regalo alla criminalità organizzata e di mettere in discussione tutta la legislazione antimafia".

E mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede torna a definire l'ergastolo ostativo "un caposaldo della lotta alla mafia", a ridimensionare l'allarme su un inesistente "liberi tutti" è Giandomenico Caiazza, presidente dell'Unione delle Camere penali: "L'ergastolo ostativo è palesemente incostituzionale e in evidente contrasto con il principio della finalità rieducativa della pena", afferma, per poi evidenziare "la grande mistificazione" creata intorno a questo caso, perché non è vero che "se si dovesse confermare la sentenza della Cedu, i mafiosi andrebbero in libertà, così com'è falso che tutti i mafiosi avrebbero le misure alternative e i permessi premio". A decidere, infatti, sarebbe sempre "il tribunale di sorveglianza".