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di Franco Corleone


L'Espresso, 7 ottobre 2019

 

La prossima decisione della Corte Europea dei diritti umani che potrebbe rendere definitiva la condanna dell'Italia per violazione dell'art. 3 della Convenzione in relazione alle conseguenze dell'ergastolo ostativo ha gettato l'allarme tra le vestali della lotta alla mafia. Non vale la pena replicare alle giaculatorie di chi sostiene che grazie agli impedimenti previsti dall'art. 4bis dell'Ordinamento penitenziario, si favorisce la collaborazione dei mafiosi. Sono di scarso pregio culturale e giuridico.

Il tema è chiaro. La legittimità dell'ergastolo per la Cedu è che non sia una pena senza fine e che non vi siano impedimenti assoluti a poter aspirare a una conclusione della detenzione. La norma contestata vieta, non solo per i reati di mafia, ma per molti reati che bulimicamente si sono dilatati nel corso del tempo, al magistrato di valutare persone e casi nella concreta situazione determinatasi negli anni. Solo poche settimane fa Papa Francesco ha affermato in una audizione con il personale che lavora nelle carceri che "l'ergastolo non è la soluzione, ma è il problema" e essere inteso bene ha ripetuto questa frase forte e chiara.

L'Università di Ferrara pochi giorni fa ha ospitato un seminario di studiosi del diritto per approfondire le ragioni della civiltà giuridica; in quella occasione ho ricordato le parole di Aldo Moro che affermò che "l'ergastolo privo com'è di qualsiasi speranza, di qualsiasi prospettiva, di qualsiasi sollecitazione al pentimento e al ritrovamento del soggetto, appare crudele e disumano non meno di quanto lo sia la pena di morte".

Ricordo che il Senato della Repubblica nel 1998 approvò un disegno di legge di abolizione della pena dell'ergastolo e mi piace ricordare che il relatore del provvedimento fu Salvatore Senese, fondatore di Magistratura Democratica, recentemente scomparso. Altri tempi? Certo. Più umani, più civili e più intelligenti. Il paradosso è che in Italia diminuiscono gli omicidi e aumentano le condanne all'ergastolo.

Il 22 ottobre la Corte Costituzionale dovrà decidere su questo tema e la decisione di Strasburgo avrà un peso rilevante. Suggerisco di leggere il volume che dieci anni fa curai con Stefano Anastasia e pubblicato dalle edizioni Ediesse "Contro l'ergastolo". Si trovano le ragioni dello stato di diritto contrapposte alle pretese dello stato etico.