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di Marina Lomunno


Avvenire, 15 settembre 2019

 

Cappellani, religiose, insegnanti, agenti penitenziari con le famiglie, volontari, educatori: venivano da tutta Italia i 12 mila pellegrini che ieri mattina dalle 8 affollavano piazza San Pietro per la prima udienza nazionale riservata al personale dell'amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile.

"Un numero inatteso - spiega don Raffaele Grimaldi, ispettore generale delle carceri italiane - tanto che l'udienza, fissata in un primo momento nella Sala Paolo VI che ha circa 6500 posti, è stata trasferita in piazza San Pietro. È un momento importante per tutti coloro che condividono un pezzo di strada con i reclusi, contribuendo al loro riscatto perché non siano discriminati per il reato commesso.

Il Papa oggi ci incoraggia e ci sprona a continuare a dare speranza nonostante le criticità: ne abbiamo bisogno. È molto bello poi che oggi in piazza ci siano i familiari degli agenti, che sostengono moralmente chi ogni giorno varca i cancelli dei penitenziari affrontando situazioni spesso laceranti. Sarebbe stato bello ci fosse anche una delegazione di detenuti, ma mi rendo conto delle difficoltà organizzative".

"Sono qui anche per restituire a nome dei miei ragazzi l'attenzione che papa Francesco ebbe per loro durante la sua visita a Torino nel 2015, quando volle con lui a pranzo in arcivescovado un gruppo di minori reclusi - ricorda don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile torinese "Aporti".

La nostra realtà rischia di essere "figlia di un dio Minore" perché i detenuti minorenni, circa 380 in Italia, sono un numero esiguo rispetto agli adulti. Eppure il Papa invita a ricordare che la giustizia rivolta a persone in formazione dev'essere più "dolce", meno rigida e più educativa". Anche Nadia Ferri, responsabile della sede di Genova del Centro giustizia minorile per Piemonte, Valle D'Aosta e Liguria, è venuta a ringraziare Francesco per la sua sensibilità nei confronti dei giovani detenuti: "Non potrò mai dimenticare che la prima visita dopo la sua elezione è stata proprio all'Istituto per minorenni Casal del Marmo di Roma e da allora non c'è viaggio in cui non dedichi uno spazio ai detenuti e a noi operatori. Per noi è di grande conforto sapere che il Papa sostiene e prega per chi vive a stretto contatto con i reclusi e cerca ogni giorno di aiutarli a reinserirsi nella società".

Da Torino viene pure Rosa Cuscito, viceispettore della Polizia penitenziaria del "Ferrante Aporti" : "Francesco è un Papa "umano", che conosce a fondo l'uomo e le sue fatiche. La sua vicinanza spirituale ai detenuti è preziosa, ma anche per noi sapere che ci è accanto nel nostro lavoro di recupero soprattutto con i più giovani è consolante e ci dà forza". Bianca Manna insegna da 9 anni ai geometri presso la Casa circondariale di Ariano Irpino (Avellino), dove sono reclusi 700 detenuti: "Sono qui perché credo che la scuola in carcere sia fondamentale per restituire vita ai reclusi e il Papa sostiene spesso il valore dell'educazione e della cultura per chi è nato in contesti difficili. Io insegno anche ai figli dei boss di camorra, mi dicono che non hanno mai frequentato un'aula scolastica e che andare a scuola è la cosa migliore è capitata loro finora".

L'ultima voce è di Nunzio Brugugnone, responsabile dell'area educativa del carcere dell'Ucciardone di Palermo. È qui con la sua famiglia: "È un giorno memorabile che ci dà forza per continuare il nostro impegno per la rieducazione e il superamento della pena, cosa che ogni giorno facciamo accanto ai volontari. Grazie al Papa che dando voce alla nostra presenza avvicina così il mondo carcerario alla società".