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di Thomas Bendinelli


Corriere della Sera, 15 settembre 2019

 

La denuncia del Sindacato Spp che chiede il 41bis per la mafia nigeriana. Il punto di partenza è sempre lo stesso, carceri sovraffollate e scarsità di personale di custodia, ma l'SPP - una delle numerose sigle del sindacalismo autonomo di polizia penitenziaria - chiede soprattutto una modifica delle norme attuali che "hanno di fatto consegnato le carceri nelle mani dei detenuti".

A sostenerlo è stato ieri il segretario nazionale Spp Aldo Di Giacomo in tour da settimane per denunciare la situazione e ieri a Brescia. L'esponente sindacale ha dato i numeri della situazione bresciana: a Canton Mombello, su 189 posti, i detenuti sono 389, di cui 176 stranieri; a Verziano, se 72 posti, i detenuti sono 132, di cui 39 stranieri. le carenze di personale, a Brescia come altrove, sono stimate intorno al 27 per cento.

"Più dei numeri, è il sistema che non funziona - ha detto ieri Di Giacomo davanti al carcere di via Spalto San Marco. Il cosiddetto sistema delle celle aperte operativo da oramai due anni e mezzo ha creato una situazione di continua sopraffazione da parte dei detenuti più forti contro i più deboli e tante aggressioni contro i colleghi".

Il sistema della vigilanza dinamica in carcere parte dalla necessità di introdurre una diversa gestione degli spazi interni agli istituti, di modo che il soggetto detenuto passi in cella il minor tempo possibile e possa invece avere accesso ad altri spazi. Una esecuzione della pena meno passiva, meno legata alle ore in cella e via dicendo. Tutto positivo sulla carta, ma foriero di tante controindicazioni che non vanno. Di Giacomo chiede misure concrete. "Non siamo contro le celle aperte ma è evidente che qualcosa deve cambiare".

In particolare l'Spp chiede di trasformare in reato penale l'introduzione di cellulari all'interno del carcere ("oggi è solo un illecito amministrativo") e di stabilire che chi picchia altri detenuti venga escluso da benefici carcerari di qualsiasi genere. "Due norme che avevamo chiesto di introdurre nel decreto sicurezza, ma ci sono state bocciate", dice Di Giacomo.

Da parte sua anche un inciso sulla mafia nigeriana e alla recente indagine condotta dalla squadra mobile di Brescia: "Non basta arrestarli perché in carcere sono comunque pericolosi - incalza l'esponente sindacale. A questi nigeriani violenti va applicato lo stesso regime del 41bis per i mafiosi italiani". L'ultimo richiamo è sulla necessità di avere nuovi carceri: "Non è possibile che progetti e risorse siano fermi da anni". Il riferimento al nuovo carcere bresciano non è ovviamente casuale.