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di Gaetano de Stefano


La Città di Salerno, 15 settembre 2019

 

La struttura di Fuorni sovraffollata e con pochi agenti. Le mani della criminalità su traffici illeciti e ingressi di cellulari. Il tentativo non riuscito di una donna originaria di Pagani di far entrare all'interno della Casa circondariale di Fuorni ben mezzo chilo di sostanza stupefacente (400 grammi di hashish e 104 grammi di cocaina) è solo la punta dell'iceberg di una situazione esplosiva nel carcere di Salerno.

Droga, telefonini, risse, lotta per la leadership e minacce agli operatori "zelanti" sono, infatti, la regola e non l'eccezione nel penitenziario cittadino. Un traffico illecito che è nelle mani della criminalità organizzata, che fa continuamente adepti e che cerca d'imporre - anche in carcere - la legge del più forte, con lo spaccio di droga e degli smart-phone.

Colpa, sostengono i sindacati, del nuovo regime "aperto" e del numero esiguo degli agenti in servizio, che costringe il personale a turni stressanti, senza neppure avere il supporto tecnologico necessario. Fatto sta che gli episodi di violenza, i frequenti ritrovamenti di droga e micro-telefoni sono, negli ultimi tempi, all'ordine del giorno.

I detenuti, infatti, non comunicano più con l'esterno coi "pizzini" ma col cellulare. E i micro-telefoni, il più delle volte, vengono scoperti grazie alle segnalazioni della Procura che intercetta le utenze tenute sotto controllo. Gli ultimi due anni dal punto di vista della sicurezza si sono rivelati da dimenticare per la casa circondariale di Salerno e quanto accaduto nelle ultime ore è soltanto l'ultimo di una lunga serie di episodi registrati all'interno dell'istituto di via del Tonnazzo.

Nella relazione annuale del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, è emerso come nel carcere di Fuorni a fronte di una capienza regolare di 366 detenuti, ne siano ospitati 507. Nel 2018 sono stati registrati 13 tentativi di suicidio e ben 122 forme di autolesionismo. Situazioni di pericolo sventate dalla polizia penitenziaria, che è perennemente sottorganico (218 su un fabbisogno di 243), e dagli stessi detenuti, intervenuti in extremis per evitare gesti estremi dei compagni di cella. Anche questa è una conseguenza dello stato di degrado della struttura carceraria.

Dunque problemi su problemi che non hanno fatto altro che aggravare la situazione, già di per sé imbarazzante. E proprio per questo motivo il Sappe, il sindacato nazionale polizia penitenziaria, ha invitato "la direzione della Casa circondariale di Salerno ad una concreta verifica dell'organizzazione del lavoro che continua ad essere lacunosa in alcuni settori nevralgici dell'Istituto".